Antonio Troise
Uno contro tutti. Per Renzi, più che una campagna elettorale, sarà una vera e propria battaglia, senza esclusioni di colpi. E, soprattutto, senza alleati forti da mettere in campo per portare a casa una vittoria che si presenta, al momento, difficilissima. Dovrà vedersela, ad esempio, con il movimento pentastellato che i sondaggi continuano a dare in ascesa, nonostante le brutte prove amministrative esibite a Roma e, in parte, anche a Torino. Renzi dovrà tornare a scontrarsi con Berlusconi, l’ex Cavaliere è pronto a giocare la carta dell’usato sicuro, cercando di convincere gli elettori che solo con il centrodestra il voto sarà effettivamente utile e potrà rimettere in pista il Paese. Ma non dovrà risparmiare bordate contro il leader della Lega, Matteo Salvini, dato in forte ascesa nelle proiezioni pre-elettorali e che continua a cavalcare temi popolari come i migranti o le tasse. Senza dimenticare che, per il momento, i colpi più duri, le accuse più pesanti, arrivano proprio dai transfughi Dem, da Bersani a D’Alema, che sembrano quasi dare l’impressione di considerare Renzi un nemico da battere perfino peggiore rispetto a Berlusconi o a Grillo.
Una bella sfida per l’uomo che, all’inizio della legislatura, voleva abbattere tutto e tutti, rivestendo gli abiti del grande rottamatore anche a Palazzo Chigi. I risultati sono stati sicuramente inferiori alle attese, al netto del Jobs Act e del bonus degli 80 euro. Non è riuscito a cambiare la Costituzione. La riforma elettorale è rimasta lettera morta. Il sistema che voleva abbattere alla fine è rimasto in piedi. E ora sembra chiedergli il conto; rispetto alle europee, con il record del 40%, il Pd ha praticamente dimezzato i consensi. E rischia di farsi superare anche da Forza Italia oltre che dai grillini. Una prospettiva che, non a caso, sta spingendo il premier Gentiloni a smarcarsi dal suo predecessore, se non altro per continuare a garantire un governo al Paese nel caso in cui dalle urne non uscisse una maggioranza in grado di sostenere un governo stabile.
Per Renzi i giochi sono davvero finiti? Per saperlo dovremo attendere i risultati reali e non quelli virtuali dei sondaggi. Ma, resta il fatto, che l’ex premier dovrà inventarsi davvero qualcosa di nuovo se vuole davvero risalire la china. Non basta adagiarsi sui risultati raggiunti o invocare la continuità del suo esecutivo per far decollare l’Italia. Dovrà dimostrare, nei prossimi 64 giorni, di aver metabolizzato la lezione del referendum e, soprattutto, di saper indossare gli abiti di un vero leader, capace di incassare le sconfitte e rinascere con idee e programmi concreti. Insomma, dovrà convincere gli elettori che è finita solo la breve stagione del “renzismo” e che la sua carriera politica non sarà affatto una meteora.