E’ il classico pasticcio fiscale all’Italiana. Dovremmo esserci avvezzi. Ma ogni volta c’è una sorpresa in più. Questa volta tocca alla Tasi, la tassa che ha sostituito l’odiata Imu. Oggi il Consiglio dei ministri, varerà un decreto che sancirà un doppio regime per il versamento dell’imposta. Pagheranno prima, il 16 giugno, i cittadini dei Comuni virtuosi, quelli che hanno rispettato la scadenza del 23 maggio per fissare le aliquote e che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono al Nord. Pagheranno quattro mesi dopo, il 16 ottobre, gli italiani guidati dalle amministrazioni meno “efficienti”, che non hanno ancora deciso l’entità dell’imposta. Le associazioni dei consumatori già minacciano ricorsi: due scadenze diverse per una stessa imposta, sostengono, sono incostituzionali.
Eppure la scadenza di maggio era nota, i Comuni hanno avuto tutto il tempo per rispettare la legge. E allora? Dietro i ritardi ci sono due fattori. Il primo: la Tasi è il frutto di un lungo e complicato compromesso politico, che ha avuto soprattutto l’obiettivo di far dimenticare la stangata dell’Imu senza aprire nuove voragini nelle già disastrate casse degli enti locali. Il risultato è che, per far quadrare i conti, molte amministrazioni hanno dovuto applicare l’aliquota massima. Una scelta che, in qualche caso, ha reso la Tasi più pesante dell’Imu.
C’è, poi, un ulteriore aspetto da non sottovalutare: nessuno sa, con precisione, in che modo e in quale misura scatteranno le agevolazioni previste per le fasce di reddito più basse: alcuni Comuni hanno optato per i valori catastali, altri sul numero dei componenti del nucleo familiare. Il risultato è che la Tasi si sta trasformando in un vero e proprio rompicapo per gli studi dei commercialisti, presi d’assalto in questi giorni dai contribuenti.
Insomma, poche certezze e molti dubbi. I contribuenti proprietari di immobili, esercizi commerciali o terreni, che quest’anno verseranno nelle casse dello Stato qualcosa come 52 miliardi di euro, meritano almeno di essere rispettati. Il pasticcio della Tasi dimostra, una volta di più, che il vero problema del nostro sistema fiscale resta quello della semplificazione. La mancata armonizzazione delle norme, la continua produzione di imposte e di leggi, ha di fatto reso sempre più “lunare” e lontano dai contribuenti il nostro fisco. Il risultato è l’enorme quota di evasione e il peso sempre maggiore di tasse che grava sui contribuenti onesti e sui pochi beni, come gli immobili, che non possono sfuggire ai controlli. Ma, proprio per questo, pasticci come quello della Tasi, hanno l’amaro sapore della beffa che si somma al danno.
Fonte: L’Arena