Alessandro Corti
Era scontato e prevedibile che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche si trasformasse in un’aula di tribunale, con tanto di testi, avvocati e contraddittori. Come quello andato in scena ieri, sul dossier incandescente delle banche venete, fra la Banca d’Italia e la Consob. Uno scontro al calor bianco, con accuse e frecciate al vetriolo. Un conflitto inedito fra due istituzioni che, come mission, hanno la difesa del risparmio e del sistema finanziario.
Sarà pure vero che l’ex premier, Matteo Renzi, si è mosso con un passo da elefante nei saloni ovattati di via Nazionale, guidato più da istinti elettorali che “istituzionali”. Sarà anche vero che, come teme il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, criticando istituzioni come la Banca d’Italia o la Consob si rischia di danneggiare l’immagine stessa del nostro Paese sui mercati internazionali. Ma ora abbiamo toccato davvero il limite. Non esiste né una ragione di Stato né una ragione politica che possa violare il diritto dei risparmiatori italiani di sapere come effettivamente siano andate le cose, se chi doveva vigilare ha sbagliato o se nessuno ha controllato la trasparenza e la correttezza delle informazioni date agli ignari clienti degli istituti di credito. L’unica cosa che non si può fare è chiudere gli occhi facendosi guidare da logiche o strategie che hanno poco a che fare con uno dei cardini della nostra Costituzione, vale a dire la difesa del risparmio. Comportamenti, questi, che colpirebbero in maniera letale la reputazione del Paese, con buona pace della difesa d’ufficio delle istituzioni coinvolte. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, paghi.
Ma i risparmiatori hanno anche un altro diritto: quello di poter contare su istituzioni finanziarie in grado di vigilare con strumenti adeguati sulla solidità del nostro sistema bancario. E’ perfino ovvio e scontato scoprire che il sistema non ha funzionato, che fra Bankitalia e Consob c’è stato almeno un corto circuito comunicativo e che gli attuali strumenti a disposizione della vigilanza non consentono di contrastare comportamenti illegali (o, al limite della legalità) da parte di banchieri senza scrupoli. Il problema, insomma, non è tanto quello di litigare tornando al gioco più amato da parte delle istituzioni italiane, quello dello scaricabarile dello responsabilità. Il tema che da oggi dobbiamo affrontare è quello delle regole e degli strumenti in grado di evitare, per il futuro, situazioni come quelle che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Sapendo fin d’ora che il bene più prezioso del sistema creditizio è la fiducia dei risparmiatori. Ma la fiducia si conquista sul campo, giorno dopo giorno, con regole certe, strumenti adeguati e comportamenti corretti e trasparenti. Non certo con i litigi in un’Aula del Parlamento.