Ecco una rassegna degli articoli apparsi nel 1953 che raccontano storie di Ufo. Ma ci sono anche riflessioni importanti, come ad esempio la prima presa di posizione ufficiale della Chiesa sul fenomeno. Gli scienziati tentano di capire se è possibile attribuire le apparizioni dei dischi volanti a fenomeni naturali…
IL RISERBO DELLA CHIESA SULLA ABITABILITA’ DEL PIANETI
La discussione sulla abitabilità o meno dei pianeti e quindi sulla,che in uno (o, almeno, in alcuni di essi) esista la presenza di esseri rispondenti alla caratteristica fondamentale degli uomini, cioè di esseri ragionanti e pensanti,non ha lasciato indifferente la Chiesa. Essa ha interloquito fino a che i sostenitori delle due tesi opposte si sono basati su argomenti scientifici e «a previsioni e congetture più o meno fondate, ma si vede ora costretta ad intervenire — sia pure in modo soltanto ufficioso « prudenziale — quando i fautori della tesi negativa hanno creduto di avvalorarla sostenendo che la Chiesa nega qualsiasi possibilità dell’esistenza di esseri umani in altri corpi celesti. Ad evitare Interpretazioni inesatte o avventate, la Chiesa ha fatto pertanto conoscere che nella credenza che i corpi celesti possano essere abitati da esseri non troppo diversi dall’uomo terreno, non è affatto contraria al dogma rivelato, il quale non l’ammette ma neppure l’esclude.
Fissato ciò. La Chiesa ufficiale si è fermata in attesa che la scienza (e non la teologia dato che non è suo compito) si pronunci in senso certo e definitivo, il che pare sia ancora alquanto lontano. Dopo, la Chiesa prenderà partito ufficiale. Fin d’ora si può soltanto dire che nessun argomento teologico dà conferma né esclude la possibilità e pertanto i fedeli sono liberi di pensarla come a logo più piace.
Le autorità vaticane, da noi interrogate, hanno dichiarato che se anche un giorno la scienza arrivasse a provare la esistenza di questi esseri, la Chiesa non avrebbe difficoltà ad accettarne l’annuncio e non si verificherebbe quanto è accaduto nei tmpi andati per altre scoperte della scienza. La Chiesa oggi non si rifiuta di andare a pari passo con la scienza, lo ha dichiarato qualche mese fa il Pontefice in un discorso che ebbe larga eco nel mondo scientifico e culturale. Per ora i teologi si limitano ad teorizzare che se si trattasse di esseri ragionevoli, questi non potrebbero essere considerati come facenti parte della famiglia umana, che ha per suo capostipite Adamo. Pertanto sono governati da altra legge morale e sarebbero destinati ad altro fine. Probabilmente si tratterebbe di esseri viventi allo stato naturale con aspirazioni e bisogni molto più limitati del nostri. Le ipotesi che possono essere avanzate sono naturalmente molte e diverse: la Bibbia e le sacre Carte non ne fanno parola e nessuno può dire se questo silenzio sia dovuto a una certezza della inesistenza dovuta allo spirito divinatore del profeti, ovvero alla loro completa ignoranza giustificata dallo stato primitivo delle ridotte conoscenze astronomiche all’epoca in cui vivevano o scrivevano.
Dalla Nazione del 25 gennaio 1953
Tornano i dischi volanti
Com’era facile previsione, col ritorno della buona stagione vanno comparendo anche i dischi volanti. Se non erriamo, la prima notizia di questo nuovo anno è avvenuta a Milano, dove la sera del1’8 febbraio scorso ne sarebbe stato visto uno. Ma anche gli scienziati — gli astronomi in particolare — non si mostrano indifferenti a all’interessante problema, se uno dei più autorevoli di essi il prof. Donald Menzel, direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’Harvard University in America, ha pubblicato proprio in questi giorni un dilettevolissimo libro dedicato appunto ai dischi volanti, o piatti volanti come fuori d’Italia vengono denominati siffatti famosi apparecchi. Il Menzel è autore di una originale ipotesi meteorologica a proposito dei dischi volanti, ipotesi di cui si sono presto impadroniti i giornalisti facendole compiere in breve tempo il giro di tutto il mondo: anche in Italia è stata tempo fa largamente diffusa e illustrata da un noto settimanale a rotocalco. Non sappiamo fino a qual punto la teoria del Menztl sia da accettarsi.
Ma La cosa più importante è la ferma convinzione dell’autorevolissimo astronomo (più o meno esplicitamente condivisa anche dagli altri studiosi del cielo) che i dischi volanti non debbano assolutamente esistere come tali, ma siano soltanto manifestazioni e apparenze di fenomeni naturali. Menzel discute minutamente i numerosi casi di reale osservazione di dischi volanti che sono finora avvenuti (principalmente nella buona stagione — aggiungiamo noi — e quasi mai nei mesi d’inverno) e mostra che in tutti i casi il fenomeno può essere spiegato ricorrendo a particolari manifestazioni di densità o elettricità atmosferica. Il disco volante, in sostanza, è un avvenimento reale, ma soltanto com’è reale l’arcobaleno; e come l’arcobaleno, quindi, pericoloso. Da parte nostra siamo perfettamente d’accordo con l’illustre astronomo americano (anche se non completamente con la sua particolare teoria meteorologica) ed abbiamo giàda tempo espresso questa nostra opinione, aggiungendo però sempre la più o meno esplicitamente espressa possibilità che tra i numerosissimi «dischi volanti di origine naturale (atmosferica o cosmica, comprendendoci anche le normali meteore o bolidi che con quelli talvolta si confondono siano da considerare non solo gli ancor più numerosi “dischi” frutto di fantasia ma forse qualcuno che sia realmente una ancora sconosciuta macchina.
Ammessa dunque, O meglio diremmo accertata, la natura prevalentemente naturale ed atmosferica dei dischi volanti, ci pare però che il Menzel abbia trascurato quella che ci sembra essere invece una loro più semplice e convincente origine e spiegazione; e cioè che i dischi volanti non siano nient’altro che i cosiddetti fulmini o lampi globulari ben noti agli astronomi e ai meteorologi fin dai secoli passati, sebbene neppure adesso essi ne abbiano potuto dare ancora una teoria completamente soddisfacente.
Questi lampi globulari sono in sostanza delle formazioni caratteristiche e abbastanza singolari della nostra atmosfera di origine prevalentemente elettrica, che appaiono come globi luminosi (di diverse e variabili dimensioni, con diametri talora di una diecina di metri) che si muovono più o meno velocemente percorrendo traiettorie capricciosissime e talora rapidamente variabili. Talvolta essi appaiono come un unico globo (che visto da lontano può dare anche l’impressione di un disco o di un piatto più O meno schiacciato), ma altre volte i lampi globulari si mostrano come una serie di globi multipli, come fili di perle — e sono appunto chiamati lampi a rosario — che avanzano e indietreggiano tutti insieme, con grandissimo ordine e regolarità, pur avendo sempre traiettorie mobilissime (ecco quindi le formazioni di dischi volanti).
La prima idea che i dischi volanti possano essere nient’altro che fulmini globulari ci sembra debba attribuirti a un dotto gesuita romano, il padre Pio Scalini, già dell’Università gregoriana, il quale ebbe ad occuparsi di tali singolari manifestazioni atmosferiche in uno studio di alcuni anni fa, in cui mostrava l’impossibilità di spiegare con fatti puramente naturali il famoso miracolo di Fatima.
Poi la tesi fu ripresa da qualche altro illustre studioso che l’ha rimessa autorevolmente in circolazione; l’ultimo che l’abbia considerati ci sembri essere un tale Giuseppe Beneventano, di cui uno scritto su quest’argomento è stato recentemente trasmesso dal direttore della rivista internazionale “Scientia”. Questo Beneventano, in mezzo a più o meno chiare ipotesi di cantiere meteorologico sui cicloni, sui venti e sulle formazione della grandine, considera appunto le grandi sfere di aria luminosa che costituiscono i lampi globulari. In effetti, se queste misteriose Formazioni atmosferiche non si conosce finora granchè anche a causa delle loro abbastanza rare apparizioni (noi stessi l’abbiamo potuto vedere, e nemmeno molto bene, una volta sola). Si pensa genericamente che i lampi globulari siano dovuti a forte ionizzazione dell’aria, cioè a più o meno grossi volumi di aria (che per ragioni di simmetria finiscono poi per assumere la forma sferica) che contengono soltanto ioni positivi, cioè atomi gassosi che abbiano perduto degli elettroni negativi. Quoti ioni, mentre da una parte possono costituire dei nuclei di condensazione del vapor acqueo dell’atsmosfera dall’altra si respingono mutuamente poiché sono tutti portatori di cariche elettriche dello stesso segno: onde, in definitiva, finiscono per provocare l’espansione dell’intera massa d’aria contenuta nel volume, finché naturalmente la
superficie esterna non raggiunge uno stato di equilibrio. Se questa superficie poi è sufficientemente ionizzata, andrà man man scaricandosi, con rapidità più o meno grande a seconda dell’intensità di ionizzazione e delle condizioni atmosferiche locali.
Se quindi » dischi volanti si identificano con questi fulmini globulari, venendo ad essere costituiti da sfere di aria rarefatta, appaiono in effetti dotati della più grande mobilità: basta una piccola corrente d’aria per imprimer loro una velocità considerevole e ciò tanto più che un disco volante si forma generalmente ad alta quota, dove l’aria è meno densa. Inoltre un tale disco voltante, essendo costituito da una superficie ionizzata, dovrà riflettere le onde della radio allo stesso modo come queste sono rinviate indietro dagli strati della ionosfera terrestre, che sono appunto costituiti di aria ionizzata. Questo spiega perché la presenza di
siffatti dischi volanti può essere rivelata dagli impianti radar, come è effettivamente avvenuto.
Resterebbe da dire soltanto qualche cosa sulle cause che possono produrre effettivamente que-
sta singolare ionizzazione locale e limitata dell’aria che dà poi luogo alla formazione dei fulmini globulari. In realtà, se pur esistono e si conoscono delle cause naturali per una così particolare ionizzazione, esse son piuttosto difficili a trovarsi realizzate tutt’insieme, onde si giustifica la relativa rarità del fenomeno nei tempi passati. Adesso, invece, i fulmini globulari e quindi dischi volanti sarebbero divenuti più frequenti per il probabile intervento
di cause artifiociali di ionizzazione, le quali non dovrebbero essere estranee alle più recenti e diffuse applicazioni della nuova fisica, e forse alle più numerose e intense sorgenti di radioattività artificiale (vedi pile atomiche eccetera) e forse alle sempre più frequenti violazioni degli alti strati atmosferici da parte di velivoli a reazione ad alta velocità. Onde, in definitiva, le cause artificiali, avrebbero un’importanza superiore alle cause naturali e, quindi, la frequenza dei dischi volanti superiore che nel passato.
Lucio Gialanella – La Nazione 23 marzo 1953
Uomini giunti da venere vivono accanto a noi?
Esseri viventi simili a noi e provenienti dal pianeta Venere passeggiano nelle nostre città, si impossessano delle nostre scoperte, ci sorvegliano? L’incredibile rivelazione è contenuta
in un libro apparso di recente negli Stati Uniti: Flying Siacers bave handed! » (I dischi volanti hanno atterrato!) scritto dal professore George Adamski, astronomo-dilettante resi-
dente a Palomar e appassionato di studi filosofici c di telepatia.
Fa parte del gruppo di studiosi che costituiscono il « Borderland Science Research Associated». Dei dischi volanti — si rammenterà — si ebbero le prime notizie il 27 giugno del 1947 allorquando il pilota americano Kenneth Arnold dichiarò di averne scorti addirittura nove durante un volo di allenamento, a non molta distanza da Washington. Da allora la curiosità per gli «srani ordigni apparsi qua e lì ed anche sulle nostre zone, secondo le molte informazioni di stampa, sia pure sempre di carattere dubitativo — continua in tutto il mondo ed anche se da qualche tempo appare sopita non si può affermare che sia per aver termine. Certo è che nell’aprile del 1952 il comando delle forze aeree statunitensi ordinò a tutti i piloti da caccia di tentare di intercettare almeno uno dei misteriosi dischi. L’ordine fu un successo per coloro che affermavano di aver visto uno o più piatti volanti, ma nessuna comunicazione ufficiale è venuta da allora a chiarire il mistero. Che oggi non sarebbe più tale, a credere all’Adamski. E noi tutti saremmo — nè più né mero — sotto la continua sorveglianza degli esploratori giunti da Venere.
Ed ecco il racconto dell’astronomo che sei testimoni confermano rispondere al vero.Il nostro incontrò per la prima volta il pilota venusiano il 16 novembre del 1952 a sedici chilometri da Desert Centre, nei pressi di Parker, nell’Arizona. Adamski da tempo si occupava delle possibilità di vita in altri pianeti, cosi che allorquando ebbe notizia delle prime apparizioni di piatti volanti nel cielo dell’Arizona si pose alla ricerca di coloro che affermavano di averli visti, li ritrovò e li interrogò a lungo.
Più volte ebbe l’impressione che l’interrogato non mentiva, ma le informazioni erano quasi sempre imprecise.
Scopri le altre annate già pubblicate
1949 – https://www.ilsudonline.it/page/2/?s=gli+ufo+sui+giornali
1951 – https://www.ilsudonline.it/cinquantanni-di-dischi-volanti-sui-giornali-il-1951/
1952 – https://www.ilsudonline.it/cinquantanni-di-dischi-volanti-sui-giornali-il-1952/