Mi sconcerta lo stupore di chi sembra accorgersi solo ora della presenza delle mafie in Campania, Sicilia, Calabria, Puglia in maniera strutturata e in tutte le restanti regioni in maniera strutturale. Non possiamo neanche dimenticarci Roma che sin dagli anni ’70 ha avuto la predominanza della banda della Magliana, i cui rapporti con Cosa Nostra siciliana sono stati ampiamente dimostrati giudizialmente.
Certo che Roma o altri ambienti non sono equiparabili a Napoli o a Reggio Calabria o a Palermo e paradossalmente, è più semplice prendere le distanze dalla mafia e dai mafiosi a Roma che in Campania, Calabria e Sicilia, dove di mafia si parla da secoli e c’è un pezzo ampio di società che con la mafia ci vive e ci “ingrassa”. La mafia esiste anche a Milano, a Torino, a Venezia (tanto per citare solo alcune città del nord) e negarlo è una responsabilità pesante che si deve assumere chi la fa. Chi nega che esistano le mafie, di fatto, le aiuta.
Nella recente polemica sollevata dal Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosi Bindi (cfr. la camorra è un elemento costitutivo di Napoli) condivido le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, il quale afferma: “Io stesso in passato ho dato questa definizione della società napoletana. Se non guardiamo in faccia questa realtà, se proseguiamo con i negazionismi, non possiamo approntare interventi strutturali per combatterla efficacemente. Come si fa a negare che le mafie siano elemento costitutivo della società da cui hanno avuto origine e poi si sono diramate?” E’ lo stesso interrogativo che mi pongo io!