Ci sono due modi per parlare di una tragedia, quando questa tragedia colpisce il Mezzogiorno. E dopo la sciagura del binario Corato – Andria ne abbiamo avuto ennesima conferma. Due esempi tratti da giornali della stessa area (il centro destra), e cioè Libero e il Giornale. Entrambi apparsi il 16 di luglio scorso. Stessa area di ispirazione ideologica, stesso orientamento politico. Eppure – qui sta il punto – diametralmente opposti.
Libero. Sul giornale diretto da Maurizio Belpietro è Giancristiano Desiderio che scrive, dando il meglio di sé. Con un titolo piuttosto efficace: “Ad abbandonare il Sud è il Sud”. La tragedia del binario unico? E’ colpa del Sud. Il pezzo è un esempio di come si possa evitare l’impatto con la cruda realtà del dato di cronaca, e cioè evitare accuratamente di porsi alcune semplici domande, perché si possiedono già le risposte bell’e pronte. Emergono dai commenti di illustri opinionisti meridionali. Le forniscono da Paolo Macry, Piero Craveri, Emanuele Felice…
Che cosa hanno in comune tutti questi autori?
Le conclusioni. Tutti i loro saggi e libri, giungono alla medesima conclusione: se il Sud è arretrato, è colpa del Sud. Anche a rischio di giocare coppe quando il gioco è a denari.
Stiamo ai fatti. C’è una tragedia maturata su un binario unico. La regola aurea è che a parlare per primi siano i fatti. I fatti prima delle opinioni. Binario, treno, stazione. Ferrovie. Stiamo parlando di questo. E dunque la domanda è: come definire una rete ferroviaria che, su 16.673 chilometri complessivi, si sviluppa solo per 5.733 chilometri, pari a poco meno del 35 per cento? Possiamo dire che è insufficiente per le scelte operate da chi ne ha la gestione?
Giancristiano Desiderio è un filosofo e uno scrittore. Gli sarebbe bastato fare un passo indietro e per una volta (una sola volta) facesse il giornalista.
E così arriviamo al suo opposto: Fabrizio De Feo. Sul Giornale dello stesso giorno (pagina 22) egli prova a portare il conto delle risorse impiegate nella rete ferroviaria meridionale. Non è un esperto, ovvio. Ma può chiedere a uno che ne sa di più, come si fa da sempre nei giornali: Andrea Del Monaco, esperto di Fondi UE. Ecco il risultato.
- Il Fondo di sviluppo e coesione destina alle reti su ferro 38,7 miliardi
- Secondo la legge di Stabilità del 2014, l’80 per cento deve essere investito al Sud
- L’80% di 38,7 miliardi è pari a 30,9 miliardi: questa è (dovrebbe essere) la quota del Sud.
- Ma (se non c’è un però, c’è in agguato un ma…) il Masterplan per il Sud destina al Meridione solo 13,4 miliardi provenienti dal Fondo.
13,4 non 30,9.
Mancano 17,5 miliardi.
E non è finita qui: l’allocazione di quei soldi è spalmata negli anni nella maniera seguente:
- 2,8 miliardi nel 2016
- 3 miliardi ne12017,
- 3,1 miliardi nel 2018
- 29,7 miliardi per gli anni 2019 e seguenti.
E non finisce qui.
Del Monaco entra nel merito.
- La dorsale ferroviaria Napoli-Bari-Lecce-Taranto costa 7,1 miliardi: al 31 dicembre 2015 sono stati spesi 700 milioni, servono 6,4 miliardi per concluderla.
- La dorsale ferroviaria Salerno-Reggio Calabria costa 504 milioni: al 31 dicembre sono stati spesi solo 207 milioni, ne servono altri 296.
- Difficile pure il completamento della dorsale ferroviaria Messina-Catania-Palermo. Costa 5,1 miliardi: sono stati spesi 1.058 milioni, servono altri 4 miliardi.
- Infine l’Autostrada Sassari/Ogliastra costa 930 milioni: ne sono stati spesi 215, servono altri 715 milioni.
Queste 4 opere costano 13,6 miliardi: al 31 dicembre sono stati spesi 2,18 miliardi, servono altri 11,47 miliardi.
Morale: al binario unico della verità o si sale sul treno dei giudizi (e dei pregiudizi) o si prende posto su quello dei fatti (e dei numeri).
A ciascuno il suo.