Per la prima volta i lavoratori della ristorazione hanno un contratto di categoria ad hoc. È stato firmato ieri e riguarda un milione di addetti. Che lavorano per le imprese iscritte a Fipe Confcommercio, a Legacoop (per esempio Cir e Camst) e ad Angem (qui tra le associate anche Sodexo ed Elior che gestisce la ristorazione su Trenitalia).

L’accordo ha una durata di quattro anni (e non tre). Prevede a regime 100 euro lordi in più in busta paga. In precedenza ai lavoratori della ristorazione era applicato il contratto del turismo. Quando l’accordo venne a scadenza, nel 2013, venne rinnovato senza la firma delle associazioni che rappresentano mense e pubblici esercizi. Le trattative — durate quattro anni — sono state lunghe e complesse. «Siamo soddisfatti del risultato raggiunto — dice Lino Stoppani, presidente di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi all’interno di Confcommercio —. La decisione nel 2013 di non continuare ad applicare il contratto del turismo era inevitabile. Il settore alberghiero ormai dà gran parte dei servizi in outsourcing. La stessa cosa non accade da noi. Per di più le nostre imprese sono state duramente colpite dalla crisi, come dimostra l’altissimo tasso di mortalità.

Da qui l’esigenza di un contratto più vicino ai bisogni del settore». Per quanto riguarda la parte normativa, i nuovi assunti d’ora in poi dovranno aspettare quattro anni per maturare lo stesso numero di riposi dei senior. È stata introdotta la banca delle ore per «scontare » i periodi di lavoro aggiuntivo nei momenti in cui c’è minore esigenza di presenza del personale. Gli scatti si anzianità si matureranno ogni quattro anni invece che ogni tre e non incideranno ai fini del calcolo del tfr e della quattordicesima. Adeguati al rialzo i valori dei buoni pasto. In compenso le aziende aggiungeranno 2 euro al mese sulla sanità integrativa (da 10 a 12).