«Non si tratta di medagliette al petto o di premi da inserire nel palmares. Ognuno di loro, nel corso della carriera, ne ha ricevuti tanti, segnando tappe gloriose dello sport catanese e siciliano. Stavolta si tratta di un riconoscimento che Catania Al Vertice rende ai suoi atleti che, pur non giocando più, oggi continuano ad essere parte attiva e propositiva con la propria testimonianza, dando un importante contributo all’azione del Consorzio. Loro, “bandiere” e ambasciatori del “valore dello sport”, con il loro esempio danno onore a ciò che sono stati, dimostrando come Catania sia una città capace di vincere in Italia». Con queste parole il presidente Nello Russo ha presentato le “Bandiere di Catania Al Vertice”, questa mattina (6 febbraio) durante il secondo appuntamento di Open Sport, nuovo format di comunicazione che al Borghetto Europa, ogni venerdì, vede riuniti atleti, dirigenti, tifosi e pubblico delle società consorziate, in un clima di confronto e condivisione.
Andrea Lo Cicero, Franco D’arrigo, Nello Greco, Maddalena Musumeci, Martina Miceli, Tiziana e Donatella Pizzo: sono loro i primi sette “testimonial” dello sport, «che fanno da apripista alla grande famiglia di atleti che vorranno condividere i principi etici di Catania al Vertice, per far tornare il capoluogo etneo, città vincente e non solo nello sport», ha continuato Russo. Dal canto loro hanno manifestato orgoglio e grande soddisfazione per essere stati “scelti” come volti dell’iniziativa, ognuno per le proprie peculiarità: c’è “la storia” di D’Arrigo classe 1933 che ha segnato le tappe d’oro della pallanuoto catanese e nazionale: «Gli sforzi compiuti, giorno dopo giorno, senza avere nessuna certezza – ha commentato – mi hanno dato tante soddisfazioni: rifarei tutto, allo stesso modo, senza tralasciare nessuna tappa del mio percorso. Questo è il messaggio che voglio dare: lo sport è, prima di tutto, sacrificio e passione». C’è l’emozione di Nello Greco, simbolo della pallavolo maschile «onorato del riconoscimento – ha affermato – soprattutto dopo tanti fuori dal campo. È un motivo di orgoglio questo riconoscimento. Quello che ogni giocatore dovrebbe avere». C’è il talento tutto al femminile delle sorelle Pizzo, che si sono dette «onorate per essere state coinvolte in questa lodevole iniziativa. I 40 anni di esperienza delle palestre e degli impianti che abbiamo gestito, saranno messe a frutto per le nuove generazioni, che potranno apprendere la cultura dello sport e riportare Catania ad altissimi livelli». C’è chi oggi si trova “dall’altra parte”, come Martina Miceliieri atleta e oggi allenatore dell’Orizzonte, che conosce lo sport a 360 gradi, con tutti i pro e i contro e sostiene con entusiasmo le iniziative di Catania Al Vertice, «perché so quanto vale il lavoro delle società ed è giusto che tutti abbiano la possibilità di svolgerlo al meglio delle condizioni e delle potenzialità, con gli spazi, gli impianti e il sostegno di enti pubblici e privati». La Pallanuoto femminile ha un altro “stendardo” rappresentato da Maddalena Musumeci, convinta che «l’unione fa la forza, con il contributo di tutti, compresi noi, che con il nostro operato e la nostra testimonianza possiamo fare molto per portare avanti discipline minori, magari meno note del calcio ad esempio, ma nondimeno appassionanti e di valore».
E, infine, c’è uno dei volti più amati e seguiti dal mondo dello sport e, oggi, anche dello spettacolo: l’ex campione di Rugby Andrea Lo Ciceroche, reduce dalla nottata della festa di Sant’Agata, non ha voluto mancare alla “chiamata” di Catania Al Vertice, ormai un ritorno in famiglia per lui, ogni volta che ritorna nella sua città: «È vero – ha affermato – a S. Agata non rinuncio. Così come non potevo mancare all’appuntamento di oggi: Catania è una città straordinaria. Avete visto quanti scudetti riunisce Catania al Vertice? È raro trovare un’altra realtà come questa, così ricca di discipline e importanti titoli, perciò dobbiamo difenderla e supportarla con ogni mezzo, anche mettendoci la faccia. Soprattutto in un contesto storico come l’attuale, in cui non c’è un ministero dedicato al ramo e le cose si fanno ancora più difficili per il nostro mondo».