“Trenta straordinarie immagini che narrano la nascita della Catania barocca”.
Così l’assessore alla Cultura e al Turismo Orazio Licandro ha definito la mostra “Imago urbis” inaugurata oggi nel Museo Civico del Castello Ursino. Una esposizione, è stato spiegato, che attraverso disegni, dipinti, carte tipografiche trovate tra i documenti custoditi nei depositi del Museo civico, offre una visione poco nota della nostra città e del suo passato.
“Questa mostra – ha aggiunto Licandro -, curata da Dario Stazzone, prima ancora di stimolarne l’orgoglio, rende ogni Catanese consapevole di quanto grande sia la sua città. Dalle immagini, esposte per la prima volta dopo 35 anni, emerge il fervore del colossale cantiere che per quasi un secolo produsse a Catania strutture urbanistiche tali da farne una delle città più interessanti dell’Europa. Una città che, dopo il Gran Tour, adesso viene riscoperta anche da turisti provenienti da tutto il mondo, stupiti e ammirati per il meraviglioso unicum architettonico che rappresenta. Proprio su questo dobbiamo puntare per valorizzarla ancor meglio”.
“‘Imago urbis’ – ha spiegato Stazzone illustrandola – serve a narrare attraverso i disegni tracciati dalle mani di chi la immaginò, la nascita di quella che Carlo Levi, ne ‘Le parole sono pietre’, definì ‘La più bella città del Settecento’. Proprio queste immagini cangianti nel tempo dimostrano quale fucina di idee dovesse essere la Catania del Settecento. Pochissime città al mondo sono riuscite a valorizzare così tanto il paesaggio in cui sono inserite: la via Etnea che inquadra l’Etna, la Palazzata marittima, l’Arco Ferdinandeo”.
L’esposizione si apre con la celebre veduta “a volo d’uccello” di Catania sormontata dall’Etna e chiusa tra le mura cinquecentesche poi distrutte dal terremoto del 1693 e un’altra immagine della città: la riproduzione su tela, del 1952, del pittore Carmelo Comes dell’affresco della sacrestia della Cattedrale che ricorda l’eruzione del 1669.
Ma il cuore della mostra sono proprio i preziosi disegni degli architetti della ricostruzione dal terremoto, quella da cui nacque la Catania del barocco fiorito patrimonio dell’Umanità. Disegni vergati da lapidum incisores diventati architetti, come Girolamo Palazzotto e Francesco Battaglia. Ma anche quelli di eleganti rappresentanti del barocco più “colto”, come l’abate Vaccarini, al quale si deve la sistemazione della piazza Duomo. E di Stefano Ittar, polacco e genero di Battaglia, che progettò, tra l’altro, la basilica Collegiata e la Porta Ferdinandea, poi ribattezzata Garibaldi e comunque meglio nota come Fortino.
Molto ammirati anche i piccoli disegni di Sebastiano Ittar – figlio di Stefano e nipote di Battaglia, architetto come l’altro fratello, Enrico -, i dipinti di Luigi Mayer e le tante incisioni che si rifanno alla tradizione del Grand Tour d’Italie raccolte dal Principe di Biscari.
Tra le opere più interessanti della mostra, la pianta di Catania alla quale Sebastiano Ittar lavorò per quasi trent’anni, dal 1806 al 1833.
La mostra rimarrà aperta nel periodo estivo e per visitarla non si pagherà alcun sovrapprezzo rispetto al normale biglietto d’ingresso al Museo civico.