Dopo svolta nel caso Gambirasio scoppia la polemica tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e la procura di Bergamo, che lamenta una carenza di riserbo sul presunto assassino della ragazza tredicenne uccisa il 26 novembre 2010. “Siamo in una fase delicatissima, prima di diffondere altri dettagli sull’indagine bisognerà attendere la convalida del fermo da parte del gip”, avverte il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, dopo il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore 44enne incensurato e padre di tre figli che è accusato dell’omicidio. “Rispettiamo almeno la procedura e diamo all’indagato quel minimo di garanzie previste dalla legge”, aggiunge Dettori. Che, in chiara polemica con Alfano per il comunicato con cui ieri il ministro ha annunciato l’identificazione del presunto assassino, aggiunge: “Era intenzione della procura mantenere il massimo riserbo. Questo anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”. Nella querelle interviene con decisione Beppe Grillo. “Il ministro Alfano l’ha fatta grossa. Siamo letteralmente senza parole. E’ gravissimo quello che è successo poco fa”, scrive il fondatore e leader del Movimento 5 Stelle su Facebook. La risposta di Alfano non si fa attendere.
“È un giorno di grandi successi, occorre evitare le polemiche”, premette. Poi il titolare del Viminale puntualizza: “Non credo proprio, non avendo io divulgato alcun dettaglio, che il procuratore di Bergamo ce l’abbia con me. Penso sia lui a doversi chiedere chi ha inondato il mostro mondo dei mass media di una quantità infinita di dettagli e di informazioni”. A farlo, ribadisce il ministro a scanso di equivoci, “non è stato il governo, men che meno io. L’opinione pubblica aveva il diritto di sapere e ha saputo”. Stimolato dai cronisti sul valore della presunzione d’innocenza, Alfano replica: “La presunzione di innocenza vale tutti, anche in questo caso. Io sono uno che ci crede particolarmente”. Ad Alfano preme comunque confermare il messaggio forte lanciato ieri: “Nel nostro Paese il destino di chi uccide e delinque è la galera”. Dettori provvede comunque a gettare un po’ di acqua sul fuoco: “Non c’è nessuna polemica, ma questa situazione non mi è piaciuta”, fa notare. E assicura: ‘Manderemo quanto prima le carte al gip”, che avrà 48 ore per convalidare l’arresto.
Di un “successo dell’Italia come sistema Paese, una risposta importante”, parla – dopo l’identificazione e il fermo di Bossetti – il colonnello dei carabinieri di Bergamo, Antonio Bandiera. “Non abbiamo mai abbassato la guardia. Siamo orgogliosi di quanto fatto”, dichiara Bandiera in conferenza stampa. Bossetti, muratore incensurato, è stato incastrato dalla prova del Dna. Non una prova qualsiasi, ma il risultato di una vera e propria caccia genetica compiuta mettendo a confronto i risultati di circa 18mila test. Si trattava di trovare un profilo coincidente con le tracce trovate sui vestiti della 13enne, rapita e poi uccisa. Bossetti, di Clusone in provincia di Bergamo, 44 anni il prossimo 28 ottobre, si è avvalso della facoltà di non rispondere anche se – assicurano i legali – si è detto “sereno”. Non come la folla, che all’uscita della caserma, ieri ha accolto il muratore al grido di “Assassino, bastardo”.