“II ricorso al Tar contro il piano ambientale dell’Ilva è irresponsabile e incomprensibile. Questa politica dei no che punta a bloccare ogni intervento, dal recupero dell’Ilva alla realizzazione del gasdotto Tap, è inaccettabile perché rischia di far arretrare il nostro Paese e crea un pericoloso precedente”, “temo che ci sia una strumentalizzazione anche a fini politici di questa vicenda. E questo mi dà ancora maggior tristezza, perché stiamo parlando del futuro di 20 mila lavoratori”. Lo afferma il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, in una intervista a La Stampa, nella quale sostiene inoltre che “l’Italia non può essere ostaggio del no a prescindere, al di là di reali valutazioni degli impatti sull’ambiente o dei vantaggi per l’economia, addirittura in alcuni casi come per la Tap ribaltando la realtà visto che questa infrastruttura serve per renderci sempre più indipendenti dalle fonti fossili e sono proprio gli ambientalisti ad ostacolarla. Questa è una grande questione politica che va messa al centro della prossima campagna elettorale: dobbiamo deciderci se vogliamo diventare il Paese del no a prescindere, oppure se vogliamo essere un Paese dove le grandi opere si possono fare conciliando ambiente e sviluppo”. E avverte: “Se perdiamo questa occasione chiudiamo l’Ilva, poi sì che avremo davvero i problemi ambientali”, “il ricorso è assolutamente da irresponsabili e rischia di produrre in tempi molto rapidi la fermata degli impianti perché le prescrizioni dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, a questo punto vanno rispettate a termine di legge. E non sono più concesse proroghe sull’inizio dei lavori”. Quindi precisa: “A Regione e Comune risponderemo punto per punto, in maniera molto dettagliata. Ma premesso che la procedura di vendita, introducendo una vera innovazione, ha messo al centro l’ambientalizzazione anche a scapito del valore economico, va detto che non è vero che le loro osservazioni non sono state recepite. Ne sono state accolte diverse. Ed una chiude tutte le discussioni: accettando una richiesta che veniva dagli ambientalisti oltre che dalla Regione Puglia la produzione annua di Taranto è stata limitata a 6 milioni di tonnellate sino alla realizzazione dell’ultimo intervento ambientale. E con questo livello di produzione bloccato sino al 2023 assicuro che gli sforamenti sulla qualità dell’aria sono molto limitati e certo minori di quelli che si registrano in tante città italiane”.