Potrebbero esserci altre manipolazioni nell’inchiesta Consip: per questo il pm Mario Palazzi ha disposto la rilettura degli atti e ha chiesto ai carabinieri di riascoltare tutte le intercettazioni dei colloqui captati nell’ufficio dell’imprenditore Romeo. Il giorno dopo la scoperta della falsa attribuzione di una conversazione registrata, il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo difende il suo metodo: intercettazioni e poi i riscontri, ci muoviamo con prudenza. Non ci voleva un indovino. Ma i due macroscopici falsi del Noe dei carabinieri nell’inchiesta Consip producono in meno di ventiquattro ore il massimo del danno. Riportano all’anno zero l’inchiesta della Procura di Roma, ora irrimediabilmente avvelenata dal sospetto che nella monumentale informativa firmata dal capitano Gianpaolo Scafarto si nascondano altre imposture. E dunque convincono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi che non un nuovo passo istruttorio potrà essere fatto nell’esplorare le accuse a carico di Tiziano Renzi e del livello politico-istituzionale dell’inchiesta (a partire dalle posizioni del ministro Lotti per finire a quella del comandante generale dell’Arma Del Sette) prima che non siano concluse le verifiche delegate al Reparto Investigativo dei carabinieri di Roma sul lavoro dei loro colleghi del Noe. Inoltre, precipitano i rapporti tra la Procura della Repubblica di Roma e quella di Napoli, che di fatto continuano a lavorare sulle due metà di una stessa mela (gli appalti Consip), al loro minimo sindacale, aprendo, nei fatti, un conflitto sordo e non esattamente irrilevante per le sorti dell’accertamento giudiziario della verità.