di Claudio D’Aquino
Marcianise, Pignataro, la Piazza antistante la Reggia di Caserta, il Real Sito di Carditello. Sono i luoghi della Memoria (o del Cuore, come li definisce il Fai),riscoperti e rilanciatiper opera parte di imprese e professionisti in provincia di Caserta. Segnali di un risveglio della “società civile” che si incardina sulla condivisione identitaria.Più indizi raccolti negli ultimi anni (che, come si dice, fanno prova certa) della tenacia di una classe dirigente troppospesso criticata al Sud, oggetto di una narrazione ancora impregnata dei giudizi sociologici (familismo amorale, assenza di senso civico)tramutati inpregiudizi ingiustamente inossidabili.A Caserta e provincia, dove c’è l’area industriale più grande e importante del Sud, si colgono significativi segnali di una “volontà di riscatto”in un territorio che ha subito tanti sfregi, ma possiede potenzialità tali da ribaltare il racconto – opaco e convenzionale – che prevale nei reportage del giornalismo di cronaca.
Attenzione e sensibilità al territorio ha indotto la Getra, gruppo industriale attivo nel settore energetico, a pubblicareil libro “Terra dei Valori”, preziosa testimonianza sui tesori artistici e architettonici da riscoprire in un sorprendete quanto insolito itinerario in provincia di Caserta. Partenza e arrivo – da Marcianise a Pignataro – sono contrassegnati dai due stabilimenti del Gruppo leader italiano nel campo della realizzazione di trasformatori elettrici. Oggi congiunti dalla autostrada Napoli – Roma, per secoli sono stati uniti dalle strade consolari di Roma Antica: Appia e Casilina. Capodrise, Recale, San Prisco, Bellona, Triflisco, Vitulazio, Trebula e Cases, sono località indubbiamente meno famose di Capua e Santa Maria Capua Vetere. Tuttavia qui un giardino ancora rigoglioso tra le mura di un palazzo nobiliare funge da oasi inaspettata. Lì ci sono interni di dimore patrizie oppure luoghi di culto di sorprendente bellezza. Più avanti tracce di reperti medievali o megalitici. Sono i pasaggi obbligati di un percorso in un territorio che Cicerone dichiarò “Ager campanus, orbis terrarum pulcherrimus”. Il volume che nasce come tributo al “vincolo che lega l’azienda alle sue radici ed al contesto territoriale in cui opera” – per esplicito intendimento del suo presidente, il cavalier Marco Zigon – ha indicato la strada alla comunità degli affari e delle professioni in area casertana. Non a caso il volume si apre con una doppia pagina dedicata a Carditello, la Reggia Borbonica immersa nel verde in zona San Tammaro, agro aversano, antica “Terra di Lavoro”.
Costruita da un allievo di Vanvitelli, dopo un lungo periodo di abbandono,il sito reale di recente ha riaperto al pubblico ed è nuovamentevisitabile.Resta importante come traccia di memoria storia anche perché la famiglia reale borbonica non utilizzava luoghi come questo solo per battute di cacciae i piacevoli soggiorni della sua corte. “In alcuni casi – lo attesta il Fai nel suo sito – costituivano vere e proprie aziende, espressione dell’imprenditoria ispirata alle idee illuministiche in voga a quei tempi”.
Al sito è dedicata una Fondazione, costituita nel 2013. Soci fondatori e promotori sono dodici Ordini e Collegi professionali della provincia di Caserta, che esprimono tra l’altro il loro intento unitivo al servizio della collettività mediante il CUP (Comitato Unitario Permanente degli ordini e collegi professionali della provincia di Caserta), che compie suoi venti anni di attività in questo giugno.Venti anni che saranno celebrati l’8 del mese con un convengo al Belvedere di San Leucio. La Fondazione promuove la crescita culturale e lo sviluppo economico del territorio e in particolare “persegue – si legge dal suo Statuto – la finalità di salvare dal degrado il Real Sito di Carditello”. Gli stessi Ordini e Collegi professionali ed il CUP di Caserta si sono fatti carico della vigilanza notturna della Real Delizia dei Borbone e ha fatto appello alle capacità tecno-professionali dei professionisti disponibili a consulenze specialistiche utili alla tutela, salvaguardia e rilancio del sito.
Una iniziativa che ricalca per filosofia e motivazioni il fund raising, a cui hanno risposto l’anno scorso dieci aziende eccellenti del Casertano, voltoa recuperare il disegno originale di siepi e giardini di Piazza Carlo III, spazio antistante la facciata della Reggia di Caserta. Intervento che ha permesso di recuperare la piazza più grande d’Italia (130 mila metri quadrati) e ritrovare il disegno del “violino” concepito dal grande architetto, in cui la piazza è la pancia, la Reggia funge da ponticello e il vialone rappresenta la tastiera di un liuto.
Più indizi, dicevamo, formano una prova. La prova che a Caserta la società civile c’è, è viva, è operativa.Nonostante il silenzio spesso colpevole dei media e lo storytelling al negativo che prevale quando si tratta di descrivere il nostro territorio. Che ha indubbiamente innumerevoli criticità, ma anche tante risorse umane e professionali pronte ad assumersi l’onere e l’onore di rendere disponibili il proprio tempo, e le competenze che esprimono,al servizio della collettività.