dalla pagina Facebook di
Caro De Magistris, Le scrivo questa lettera da napoletano e anche da suo elettore. Avrò pur diritto a dire la mia, essendo uno dei tantissimi napoletani che l’ha votata. Lei è stato per molti di noi una speranza. In lei vedevamo il cambiamento, la ragione della società civile contro quella della lercia politica. E’ stato eletto e ha amministrato Napoli in maniera indicibile. Napoli non ha mai toccato un punto tanto basso come in questo momento. nemmeno Milanesi e i sindaci che gli seguirono riuscirono a fare peggio. Oggi ei ha sulla groppa una condanna che personalmente mi auguro venga ribaltata in appello. Di “abusi d’ufficio” ne ho visti tanti, e spesso sono invenzioni di qualche pm che ricorda l’Alberto Sordi nel film “Tutti dentro”. Se lo ricorda vero quel film? Eloquente.
Era quasi il suo dipinto. Già, perché lei prima di concedersi alla politica, con coraggio, indossò la stessa toga che Sordi interpretava in quel film. I pubblici ministeri in Italia sono i plenipotenziari della vita e della morte degli italiani. Lei era un ottimo Alberto Sordi, nella vita reale. Sospettoso e al tempo stesso deciso nell’esercitare l’azione penale. Vede, De Magistris, io non appartengo ad alcuna massoneria, diritta o deviata che sia, e dunque mi ascolti. Oggi lei deve rispettare la condanna che le ha inflitto un Tribunale di questa Repubblica, alla quale lei non una ma due volte ha giurato fedeltà (da magistrato e da sindaco).
Faccia un gesto bello. Si dimetta. Poi tanto la verità – magari tra 80 anni – verrà fuori e lei sarà anche fatto santo. Come sindaco lei è stato un pessimo sindaco, come magistrato non credo abbia lasciato traccia nella storia giudiziaria italiana. Le resta una possibilità, che poi è quella più importante: sia UOMO, si faccia da parte, non continui a rilasciare dichiarazioni senza senso e soprattutto non delegittimi che è chiamato a scrivere le sentenze. Altrimenti veramente dovrà farsi vedere da un buon medico. Con affetto, e glielo dico sinceramente perché immagino il travaglio e il dolore interno che sta vivendo, mi firmo: suo (ma non troppo).