di Antonella Catrambone
Giù le mani dal parco archeologico di Capo Colonna, nel comune di Crotone. Da ieri un presidio contro la cementificazione, organizzato da una trentina di persone, che hanno costituito un comitato spontaneo. Hanno già raggiunto un primo risultato, riuscendo a bloccare la posa in opera di calcestruzzo. Nei giorni scorsi è stato posizionato in un altro luogo del piazzale interessato dai lavori di costruzione di un parcheggio, proprio al di sopra di alcune scoperte archeologiche. Il presidio è proseguito anche durante la notte con la speranza di poter sensibilizzare tanti cittadini crotonesi e non solo, pronti a difendere la cultura e la memoria della propria terra.
Stamane gli operai della ditta esecutrice dei lavori hanno provveduto a recintare la zona finora non delimitata. Poco dopo le forze di Polizia hanno bloccato la strada di accesso al sito ma l’invito al presidio pacifico e fin dove è consentito è comunque rivolto a tutti coloro che vorranno prenderne parte.
Capo Colonna è un’area in cui sorgeva il tempio dedicato ad Hera Lacinia, divinità greca, protettrice delle donne e della fertilità. Il tempio era un imponente complesso di 48 colonne in stile dorico, alte oltre 8 metri e costituite da 8 rocchi scanalati di cui attualmente è possibile ammirare, fra i ruderi, una sola colonna che fino al 1863 era affiancata da un’altra caduta in seguito ad un terremoto.
Sul promontorio sorge un santuario dedicato alla Madonna di Capocolonna accanto al quale vi è la torre di Nao, risalente al XVI secolo e costruita come elemento di difesa. Tale area, di rilevante importanza storica ed artistica, è interessata da alcuni interventi che, su denuncia delle associazioni “Gettini di Vitalba” e “Sette Soli” rischiano di compromettere l’integrità del paesaggio e di tutto ciò che è frutto di ritrovamento archeologico.
Il progetto, denominato “Spa 2.4 Capocolonna” mira alla pavimentazione del piazzale antistante la Chiesa di Capo Colonna estendendosi per 30 metri di lunghezza e 15 di larghezza, nonostante gli scavi condotti preliminarmente avessero portato alla luce resti di costruzioni attribuibili forse al foro della colonia romana fondata nel 194 a.c. nonché alla costruzione di coperture per le quali sono previste trivellazioni che potrebbero mettere in pericolo l’area interessata.
Le associazioni crotonesi “Gettini di Vitalba” e “Sette Soli” rappresentate rispettivamente da Linda Monte e Margherita Corrado avevano inviato, in data 27,12,2014, una lettera al Ministero Beni Culturali e ai responsabili degli uffici periferici calabresi, nonché al Sindaco di Crotone e al dirigente dell’Urbanistica con la quale chiedevano conto su uno dei cinque interventi in corso nel parco archeologico in relazione al progetto in essere finanziato dai fondi FAS per 2,5 milioni di euro. A seguito di tali segnalazioni i cittadini eletti del M5S Paolo Parentela e Nicola Morra, in data 09.01.2015, hanno presentato una interrogazione al Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo, in persona del Ministro Franceschini, per chiedere se reputi congruo un intervento che occulti resti di costruzioni monumentali, e soprattutto se non sia opportuno dare seguito ad “iniziative anche ispettive di propria competenza al fine di vigilare, verificare ed eventualmente impedire ogni evidenza di deterioramento causato da vibrazioni e/o interventi maldestri svolti all’interno dell’edificio termale del Parco Archeologico di Capo Colonna”. La stessa si conclude con la richiesta di provvedere alla rimodulazione del progetto, ove opportuno, tenendo conto della tutela e valorizzazione dell’area archeologica nonchè dell’integrità del paesaggio, anche attraverso il superamento dell’utilizzo di scelte tecniche obsolete ed inadeguati quali quelle attuali.