Tutto rinviato. Doveva arrivare nella notte il via libera del Senato al disegno di legge di Bilancio. E invece ieri pomeriggio è andato in scena l’ennesimo slittamento. Il maxiemendamento del governo, di fatto una manovra bis, dovrebbe essere depositato in Aula soltanto oggi. L’indicazione è per le 14 ma, visto come sono andate le cose negli ultimi giorni, non è possibile escludere altri rinvii. Anche perché ci sono ancora dubbi sulle coperture. Circolano voci di uno stop della Ragioneria generale dello Stato su «Quota 100». II governo smentisce, sostenendo che si tratta solo di limare alcuni dettagli su altre misure, di minore importanza. I problemi sulle risorse però restano. Il voto finale di oggi dovrebbe essere chiuso per le dieci e mezza di sera. Non sarà l’ultimo atto. Si dovrà tornare alla Camera, che dovrà dare il suo ok alle ultime modifiche. Altrimenti scatterebbe l’esercizio provvisorio. Non si dovrebbe arrivare a tanto. Ma in ogni caso è pronto un piano d’emergenza: tenere aperta la seduta della Camera fino all’approvazione finale. In serata ieri il Pd occupa l’aula del Senato «perché la manovra non c’è», non si può vedere, valutare, emendare. Forza Italia, su invito della capogruppo Bernini, volta invece per protesta le spalle alla presidenza quando si vota sulla modifica dei calendario dei lavori. Emma Bonino era sopraffatta dalla tensione dopo l’intervento in aula, giovedì sera, e travolta dalla fatica di arrivare in fondo tra strepiti, interruzioni, volgarità. Dai banchi della maggioranza le hanno urlato di tutto, con rabbia, quando la senatrice radicale si è rivolta ai colleghi giallo-verdi denunciando la miseria politica in cui l’Italia è precipitata: «Voi state passando addosso alle istituzioni come dei rulli compressori», ha alzato la voce, «il vostro è il più grave attacco nella storia della Repubblica alla democrazia rappresentativa e alla Costituzione». E non è la sola a considerare scandaloso ciò che sta accadendo. Ieri mattina si è espresso Mario Monti, ex-premier, senatore a vita. Anche il Prof è intervenuto nell’aula del Senato, e pure la sua voce è stata sovrastata da un brusio tale da costringere la presidenza a chiedere un briciolo di educazione. Ma soprattutto, in totale sintonia con la denuncia di Emma Bonino, è sceso in campo Giorgio Napolitano. Fonti a lui vicine fanno filtrare che il presidente emerito «condivide profondamente l’allarme espresso dalla senatrice Bonino per la umiliante condizione», parole testuali, «riservata al Parlamento in occasione dell’esame della legge di Bilancio».