Fitto contro Alfano: vuole fare la festa a Berlusconi
“Confidiamo che ci siano le condizioni per andare insieme a fare una scelta unitaria e condivisa attorno a Silvio Berlusconi”. Prima con un’ampia intervista concessa al “Corriere della Sera” e poi intervenendo alla “Telefonata” di Maurizio Belpietro su Canale 5, Angelino Alfano si esprime con cautela sull’eventualità che gli esponenti “governativi” del Pdl disertino il Consiglio nazionale in programma sabato prossimo. “Sappiamo benissimo quanto il Berlusconi abbia voluto questo passaggio dal Pdl a FI – aggiunge Alfano conversando con Belpietro -, quindi non è interesse di alcuno andare lì a rovinare la festa”. Il vicepremier osserva che tra l’altro “politicamente” lui non è più il segretario del Popolo della libertà “perché c’è un Consiglio di presidenza che ha proposto al Consiglio nazionale di passare a Forza Italia. E questa è una decisione politica che prevale su quella giuridica “. Non ci sta però Alfano ad essere accomunato nella sua scelta frondista a quanto fece Gianfranco Fini nel 2010. “Noi siamo tutti frutti o rami dell’albero berlusconiano – afferma – . Non accettiamo paragoni che non ci appartengono per storia, biografia e anche per rapporto con Berlusconi, perché con lui abbiamo un rapporto di grande affetto e un vincolo non paragonabile a quello di altri”. Il ministro dell’Interno chiarisce poi che far cadere il governo se venisse votata la decadenza da senatore di Berlusconi sarebbe un errore grave per il centrodestra. “In ogni caso dopo sarebbe peggio – argomenta – perché o si farebbe un governo di sinistra-sinistra, o si andrebbe al voto senza il nostro campione, Silvio Berlusconi, che sarà incandidabile”. Ad Alfano risponde con durezza il deputato “lealista” del Pdl Raffaele Fitto: “Il tempo delle ipocrisie, delle parole dolci verso Silvio Berlusconi ma degli atti ostili nei suoi confronti, deve finire. Altrimenti il rischio non è che si voglia ‘guastare la festa’ (espressione usata dal vicepremier nell’intervista al Corsera, ndr) al presidente Berlusconi, ma che si voglia ‘fargli la festa’”.

“Mentre infatti – è l’affondo di Fitto – l’onorevole Alfano descrive sul Corriere della Sera un quadro unitario, sereno, nel quale non sembrano esservi ombre (semplicemente perché il vicepremier sceglie di eludere i nodi di fondo), altri a lui vicini, contemporaneamente, si incaricano di chiarire lo scenario: Berlusconi deve di fatto mettersi da parte (al di là dei consueti omaggi formali); il Governo deve essere sostenuto ‘a prescindere’; il voto sulla decadenza, al di là di qualche lacrima di coccodrillo, non deve produrre conseguenze; quanto alla legge di stabilità, sarà quel che sarà”. Per Fitto è invece “il momento di dire con assoluta chiarezza che noi riteniamo inaccettabile questo approccio. Non crediamo che Silvio Berlusconi debba mettersi da parte, perché è stato scelto (lui, non altri) da milioni di elettori; non crediamo che un partito serio possa mai permettersi di accucciarsi davanti a un esecutivo, rinunciando a posizioni chiare; non crediamo che il voto sulla decadenza possa essere considerato un evento scontato e quindi da subire come se nulla fosse; e non crediamo che si possa tradire il patto con i nostri elettori accettando il ritorno delle tasse sulla casa”. Non solo. Fitto ritiene che “”sia ormai un vero e proprio ‘metodo buffo’ che si continui a parlare di ‘metodo Boffo’ da chi, da sempre, ha avuto solo onori, ruoli e trattamento in guanti bianchi. Nello stesso modo, consideriamo inaccettabile la sequenza di dichiarazioni del premier Letta, sempre senza risposta dei nostri ministri, verso Silvio Berlusconi. Così come è grave e sintomatico che non vi sia stata alcuna smentita alle battute e alle irrisioni che alcuni giornali hanno attribuito al ministro Saccomanni verso il nostro leader. E se un ‘metodo’ va quindi denunciato, è quello di chi, tra una riunione di corrente e l’assenza alle riunioni ufficiali di partito, vuole solo guadagnare tempo per realizzare un percorso alternativo rispetto a Silvio Berlusconi, ai nostri programmi e ai nostri elettori”. Parole subito lodate da Daniele Capezzone, secondo il quale Fitto “descrive con precisione chirurgica una realtà dolorosa, ma purtroppo verissima”.

Per conto dei “governativi”, Enrico Costa, capogruppo Pdl in Commissione Giustizia alla Camera, bolla la nota di Fitto come “netta e  divisiva” e rileva che “viene immediatamente dopo l’apertura di Alfano e dopo alcuni segnali di riappacificazione nel partito. Mi pare evidente che Fitto punti a scavare un profondo e definitivo solco tra Berlusconi ed Alfano”. Dalle file governative è anche Fabrizio Cicchitto a polemizzare duramente coi “lealisti”: a Palazzo Madama, per il voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore, “si sono guadagnati due mesi ma di questo non è stato dato atto per niente. Chi ha seguito i lavori parlamentari al Senato – ha aggiunto – sa che la decadenza doveva essere dichiarata addirittura a ottobre, se non a settembre, e che se è arrivata così in là, è il frutto di un’azione fatta, senza proclami, dall’ala governativa e specialmente dal presidente Schifani”. Secondo il presidente della commissione Esteri della Camera “Berlusconi è fortemente condizionato e talora trascinato da un’aerea del partito estremista che vuol fare assumere al Pdl e poi a Forza Italia una deriva estrema che lascerebbe uno spazio enorme al centro, rispetto al quale il Pd sta scegliendo un candidato adattissimo per interpretarlo, perché Renzi è tutto costruito per uno sfondamento al centro. Se costoro influenzano con la loro linea Berlusconi – consapevolmente o inconsapevolmente lavorano per il Pd”. Intanto il Cavaliere, a cena ieri sera con i giovani falchi del Pdl, chiamati a raccolta da Daniela Santanché, ha ribadito, secondo quanto riferito nei retroscena, il suo stop al governo in caso di decadenza. “Da noi – ha detto – ci sono i cinque ministri che amano fare i ministri, ‘diversamente’, ci sono i senatori che godono del titolo nobiliare di senatori che, dopo sette mesi, temono di non essere rimessi in lista. Tutto – ha aggiunto – è comprensibile. Immaginate il dolore che mi attanaglia, faccio di tutto per tenere uniti i moderati da vent’anni, che sono la maggioranza. Poi arriva sempre qualcuno che divide”. Ma il Cavaliere si è rivolto anche alla sinistra: “Incredibile che un partito alleato al governo con noi voglia far fuori il leader di questo partito”. Poi l’affondo sulle colombe: “Come possono chiedere ai nostri ministri e ai senatori di continuare a collaborare al governo quando – ha osservato – loro si rendono responsabili di un assassinio politico, dell’omicidio politico del leader del Pdl”. Prima della cena l’incontro con Fitto per fare il punto sulla situazione in vista del Consiglio nazionale. Il Cavaliere ha comunque fatto capire che non desidera la scissione del partito e farà di tutto per evitare che si verifichi. “Deve essere chiaro che sono loro che se ne vanno”, ha continuato a ribadire nelle ultime ore.