Operazione anticaporalato della procura di Matera: sono finiti in carcere alcuni imprenditori agricoli della fascia Ionica. Si tratta di un gruppo di cittadini rumeni accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere pluriaggravata. Avrebbero sfruttato più di 200 braccianti stranieri. E ora si cercano altri complici.
Il primo approccio avveniva in Romania, con offerte di lavoro pubblicate sui social network. Il viaggio in autobus fino alla Basilicata costava ogni bracciante 100 euro. Una volta in Italia, in un appartamento di Scanzano, i romeni venivano istruiti sulle condizioni di lavoro. Almeno 14 ore al giorno per 3 euro all’ora. Erano sistemati in una baracca nei campi di Policoro, in cambio di 100 euro al mese che i caporali trattenevano direttamente dalle paghe.
Sarebbero circa 200 i lavoratori che, tra il 2014 e il 2018, sono finiti nel giro illegale internazionale scoperto dalla Procura di Matera insieme ai Carabinieri del comando provinciale del nucleo tutela del Lavoro.
Quattordici le misure restrittive scattate nella notte nei confronti di otto italiani e sei romeni. Undici sono stati portati in carcere. Insieme avrebbero gestito un business di circa 1,4 milioni .Tra gli arrestati anche un funzionario del comune di Scanzano che, secondo gli inquirenti, rilasciava in cambio di soldi e frutta, i documenti di identità necessari per aprire conti bancari ai braccianti. Nel mirino almeno altri due i cittadini rumeni, per i quali potrebbe arrivare un mandato di arresto europeo.
Le indagini non finiscono qui. Continueranno anche per capire il ruolo svolto da altre persone.
Tutto è partito da una denuncia di un lavoratore che stanco di tutte le imposizioni cui era sottoposto ha ritenuto di rivolgersi prima all’ambasciata rumena e poi ai Carabinieri. Il successo dell’operazione è stato dovuto alla grande sinergia collaborazione che vi è stata fra le varie componenti dell’arma. Grazie anche al supporto del primo presidio di legalità sul territorio, le stazioni Carabinieri.
