“Abbiamo copiato le primarie dall’America e come hanno di mostrato i fatti, in Italia il sistema non ha funzionato”. Va giù duro la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, parlando a Trame, il Festival a Lamezia Terme dei libri sulle mafie, del pasticcio con l’elezione in Campania del Presidente Vincenzo De Luca. “Sono stati proprio i limiti delle primarie italiane a creare le problematicità a cui abbiamo assistito. Non per questo, però, devono essere abolite. Le primarie sono uno strumento utile, ma devono essere regolamentate. Non possono essere aperte a tutti. Bisogna capire bene chi si iscrive”. E nelle giornate post-elettorali dei ballottaggi, torna sul dibattito ancora vivo della tempistica nella presentazione della famigerata lista degli impresentabili. “Mancano gli strumenti per effettuare controlli precisi e capillari. Per esempio, non esiste un casellario giudiziario nazionale. Controllare la situazione dei candidati presuppone un lavoro enorme. Significa che per ogni persona, vanno effettuate singole verifiche in tutti i casella giudiziari di tutta Italia. E si badi bene che alla fine siamo riusciti a produrre una lista di persone che molto semplicemente non erano in linea con i codici etici sottoscritti dai partiti”.
Dalla Campania a Roma, il passo breve. “Quando le vicende riguardano la capitale si accende una luce importante. Il fatto è che… – e questo, a prescindere da Roma, riguarda tutti i Comuni sciolti per mafia – di commissariamento in commissariamento, alla fine, non si fanno più le elezioni. La legge sullo scioglimento della giunta non dà ai commissari i poteri per risanare i Comuni. Il problema è che magari si riesce anche a bloccare il politico, ma non si riesce a rimuovere il dirigente che fa da tramite tra i politici e i mafiosi”. E riferendosi in maniera ancora più esplicita alla situazione del sindaco Marino, afferma: “Se io fossi il Sindaco di Roma, mi interrogherei seriamente sull’ipotesi dimissioni. Certo prendere posizione su questa complessa vicenda prima di conoscere l’esito della Commissione d’accesso e le determinazioni del prefetto Gabrielli sarebbe, per me e per tutti, molto imprudente. Un eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose sarebbe però un’onta per l’intera nazione. Pertanto pur essendo assolutamente certa dell’integrità del Sindaco Marino, credo sia opportuna una seria riflessione su quanto possa da lui essere fatto per evitare un evento così grave”.
Poi fa un esame più generale sulla politica. “Il primo dato su cui bisogna riflettere è l’astensionismo registrato soprattutto in queste ultime elezioni. Chi è rimasto a casa ha mandato un messaggio molto più importante di quello che poi è emerso dalle urne. Sono più preoccupata per chi non è andato al seggio che da chi ha votato per un altro partito. Il 10% di chi ha votato per Pastorino, il candidato del Pd in Liguria, va sommato al 50% degli italiani rimasti a casa”. Ma che cosa ha portato a una situazione simile? Rosy Bindi formula qualche ipotesi e dice: “Certo, c’è stata la rivolta sulla buona scuola che ha pesato negativamente; MafiaCapitale ha avuto il suo bel ruolo e anche le candidature non sempre sono state quelle giuste. A differenza delle elezioni per le Europee, nonostante quello che dica il presidente Renzi, gli 80 euro erano stati anche una mossa elettorale, a cui però non ha fatto seguito alcuna politica vera contro la povertà. E siamo ancora in uno stato di crisi”. E dunque? “Non condivido il principio della rottamazione, ma dopo tanti anni trascorsi in Parlamento non mi ricandiderò più per questa carica”.