Ieri sera ad Arcore, a poche ore dalla chiusura dei seggi, la trincea da difendere era ufficiosamente arretrata a quota 18: con quella percentuale si sarebbe rivendicata la “tenuta”. Corredandola della campagna “con le mani legate” di Silvio Berlusconi, e della “grande preoccupazione” per l’avanzata grillina. A parte l’imbrigliamento del Cavaliere, nessuna di queste condizioni si è verificata. Il partito si è attestato un punto e mezzo sotto, al 16,8%. Il pericolo Grillo non fa più paura, almeno non quanto prima. Almeno non in maniera tale da richiedere un’alleanza in nome dell’emergenza tra FI e Pd, che era ciò in cui Berlusconi sperava per tenersi in gioco. E occhio a un altro dato: con gli azzurri in rotta soprattutto al Nord Italia il candidato italiano più votato in assoluto, più ancora di quelli democratici, è stato Raffaele Fitto: 250 mila preferenze al Sud, centomila più del neopromosso consigliere politico di Berlusconi Giovanni Toti, oltre tre volte i 75 mila voti presi da Antonio Tajani al Centro, a fianco del Cavaliere dal ’94, e commissario europeo e vicepresidente uscente del Ppe. Fitto ha consentito a Forza Italia di non franare sotto il 15 per cento, ma il suo bottino personale non verrà consegnato personalmente a Berlusconi e al suo “cerchio magico”. Si tratta infatti di quel vertice, composto da Toti, Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi (neo-tesoriera di FI) e pochi altri, che lui, Fitto, non avrebbero voluto neppure ricandidarlo, assimilandolo ad altri signori delle preferenze, in un tentativo di rinnovamento giunto fuori tempo massimo.
Ed ora l’uomo più votato d’Italia si terrà le mani libere: anche sul futuro del partito e su tutto ciò che verrà deciso ad Arcore. A cominciare dal problema più scottante e più chiacchierato: la successione dinastica al Cavaliere con la nomina della primogenita Marina. Fitto, a sua volta frutto di una dinastia democristiana, che negli anni d’oro del berlusconismo fu il più giovane presidente di regione italiano e poi ministro, non vede di buon occhio questa soluzione e vorrà comunque far valere il proprio peso. Nulla di personale con Marina (questa è almeno la linea), ma con il giro che ha preso il potere negli ultimi mesi, questo sì. Non solo. Un tempo in rapporti abbastanza buoni con Angelino Alfano, in quanto entrambi ex figliocci dello scudocrociato, ha poi fatto campagna contro di lui (e viceversa) al Sud; e se il capo del Nuovo centrodestra può dire di aver portato a casa il quorum per Strasburgo, risultato minimo, non c’è paragone con la messe di voti raccolta dal capolista pugliese. Dunque sulla già pesante atmosfera che si respira ad Arcore, sui rapporti tutti da ricostruire con i pezzi sparsi dell’area moderata, soprattutto sul problema dei problemi – la successione a Berlusconi – annotatevi questa ulteriore variabile, o complicazione che dir si voglia: il fattore F, come Fitto.