Il “colpo di Stato” che portò alla sua sostituzione Palazzo Chigi, la situazione economica in equilibrio, l’“invenzione” dello spread, la persecuzione dei magistrati. Senza rinunciare all’attualità politica (“Renzi ha la maggioranza nel suo partito, ma non in Parlamento perché molti deputati Pd sono bersaniani e dalemiani”) e la speranza sulla durata della legislatura (“spero che in questi quattro anni si possano fare le riforme”). Incontrando i volontari della “Missione azzurra” nella sede di piazza di San Lorenzo in Lucina, Silvio Berlusconi rispolvera molti temi a lui cari per invitare i sostenitori di Forza Italia all’impegno e alla partecipazione. “Sono tornato nel 2012 perché chiamato dal mio movimento, visto che nei sondaggi eravamo all’11 per cento”, premette il Cavaliere, che definisce il differenziale coi Bund tedeschi “un’invenzione per fregarci” visto che “prima del 2011 nessuno conosceva lo spread”. Rivendica di aver “lasciato il Paese con i conti in ordine”, denuncia le pressioni affinché l’Italia accettasse un prestito del Fmi di 80miliardi (“ma io rifiutai”) e incolpa Giorgio Napolitano di averlo mandato al G20 di Cannes “a mani vuote”, facendogli fare la figura “di quello che non mantiene gli impegni”.
E in quella sede, “il sorriso di Merkel e Sarkozy”, fece il resto perché – argomenta Berlusconi – “fu assassino per la mia immagine”. Certo non fu un caso, osserva en passant l’ex premier, se dopo quell’appuntamento iniziarono a circolare “le voci di un possibile governo Monti” e se proprio in quell’autunno gli venne preannunciata “un’ulteriore emorragia di parlamentari verso sinistra”. Copione identico a quello del 2010, quando “iniziarono a corteggiare Fini” per farlo fuori, il quale “promise ai parlamentari Pdl posti da ministri e sottosegretari”. Anche perché, dopo aver raggiunto “il 75,3 per cento di consenso” nel 2009, riprese vigore la persecuzione giudiziaria e “da allora in poi Magistratura democratica cambiò metodo nei miei confronti”, cosicché “i magistrati si sono inventati cose assurde”. Una sorta di complotto internazionale, insomma, dal momento che “a tutte le banche tedesche fu ordinato di vendere i nostri titoli di Stato”, facendo schizzare in alto lo spread. Ma non manca di orgoglio, quando rivendica di essere stato votato 172 milioni di volte in 20 anni contro i 111 mila voti con cui Renzi ha vinto le elezioni a Firenze.