«Si dice che le stesse aziende in mano alla mafia producono lavoro e in mano allo Stato falliscono È un teorema da ribaltare con norme aggiornate». Lo dice il viceministro all’Interno, Filippo Bubbico, in un’intervista pubblicata oggi dall’Unità. “E’ arrivato il momento di cambiare passo e che spero si riesca a farlo presto con il contributo di tutti». Al consiglio dei ministri sta per arrivare il disegno di legge “Misure volte a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti» in cui, fra le altre cose, sono previsti l`inasprimento delle pene previste per il 416bis e l`introduzione del reato di autoricilaggio. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un – dice Bubbico – grandissimo aumento dei sequestri e delle confische mafiose e la grande fecondità di quella legge straordinaria ci ha dimostrato l`efficacia di uno strumento diventato fondamentale nel combattere la criminalità organizzata e le diverse mafie. La capacità dei sodalizi criminali di tallonare l`economia legale e condizionarla, però, rende ancora più rilevante il tema degli strumenti che noi mettiamo a disposizione per restituire alla dimensione collettiva e alla funzione di produrre utilità pubbliche i beni sequestrati e confiscati. Che sono cresciuti nel corso del tempo e cresceranno ancora di più perché la pervasività del sistema criminale nel campo economico è sotto gli occhi di tutti».
La Rognoni-La Torre, deve essere rivista: “Se un tempo si riteneva sufficiente restituire alla funzione sociale i beni confiscati oggi proprio la mutata natura dei beni confiscati ci pone un problema diverso: cresce il numero di aziende che vengono sequestrate e confiscate e cresce in maniera significativa il valore dei patrimoni confiscati». Per rendere produttive le aziende il governo sta pensando a mettere in campo un “nuovo modello di governo anche imparando dagli errori. Non possiamo continuare a pensare che le amministrazioni giudiziarie proseguano per un tempo indeterminato o che le funzioni di amministratore giudiziario si assommino in maniera cumulativa in capo agli stessi soggetti. Proprio per la rilevanza economica e sociale che quelle aziende confiscate esprimono in molte realtà è necessario che lo Stato metta in campo il meglio delle sue professionalità e competenze di natura gestionale prestando a ciascuna di queste aziende il massimo dell`attenzione».
Bubbico boccia l’idea che l’Agenzia dei Beni Confiscati abbia sede a Reggio Calabria: “Non ha senso: l`agenzia deve avere la capacità di gestire processi complessi interfacciandosi con le altre strutture dello Stato e interagendo con le altre componenti interessate dal processo di sequestro e confisca dei beni. Deve insomma agire in via diretta nel rapporto con le altre amministrazioni: per questo il nostro progetto prevede una sede unica a Roma e l`utilizzo delle prefetture per esplicitare localmente la propria funzione».
Infine, interventi a favore delle amministrazioni locali per sostenerle nel rientro verso la legalità: «Non possiamo permettere che gli amministratori locali siano ancora lasciati soli, perché più sono esposti ai condizionamenti e alle minacce e più sono fragili. Il sindaco è visto sempre più come dominus, i consigli comunali sono sempre più svuotati di poteri ed è il primo cittadino a nominare i dirigenti. Per questo il sindaco rischia di essere visto come una figura monocratica che volendo può assecondare gli interessi di chi ha la forza di imporsi. E accade troppo spesso che, pur non essendoci complicità, manchi semplicemente la forza di opporsi a questi fenomeni. Noi dobbiamo introdurre meccanismi di irrobustimento delle funzioni pubbliche ridando senso ai consigli comunali e al dibattito pubblico, in modo da mettere in campo gli interessi contrapposti e validare così le scelte che più rispondono alla tutela dell`interesse generale. Le amministrazioni sciolte per inflitrazioni devono essere accompagnate e sostenute verso un esercizio legale delle proprie funzioni».