Ripubblichiamo un articolo scritto nel ’94. Ancora attuale…
Giuseppe Cristoforoni
Bagnoli: la Fondazione Idis per una Città delle Scienze
La Fondazione Idis, il laboratorio per l’Educazione alle Scienze promotrice della settima edizione di Futuro Remoto, è portatrice di una bella idea per Bagnoli: la Città delle Scienze.
Un progetto innovativo che porrebbe Napoli all’avanguardia, accanto a Parigi con la Villette, per esempio, o a Londra con The Science Museum.
Ma quella ubicazione bloccherebbe per sempre l’auspicato sviluppo turistico della zona!
Cosa è una Città delle Scienze?
Ci spiegano, che è una struttura capace di coniugare divulgazione scientifica e ricerca insieme alla creazione d’imprese. Scienza ed artigianato. Tradizione ed innovazione. Il tutto tradotto ed espresso in un Museo vivo delle scienze con sezioni per la didattica, con simulazioni ed esperimenti, biblioteche, videoteche, cineteche, biblioteche software (con un impiego in loco di circa 42 addetti) La nostra perplessità, che non è per la proposta in se, riguarda la scelta della sede fisica di questo progetto.
Il luogo prescelto è quello di una vecchia fabbrica di fine ‘800 di proprietà della Federconsorzi in via Coroglio N° 104. Una struttura di 26.000 mq. coperti (La Repubblica 23/02/93), o 35.000 mq. coperti (sempre da La Repubblica 16/09/93) ubicata esattamente al centro dell’arenile (da recuperare) di Coroglio. E’ una piccola fabbrica da tempo abbandonata (ha raggiunto un massimo di 200 addetti verso la fine del secolo scorso) che ha subito alterne ed incostanti vicende: nata come fabbrica di prodotti chimici intorno al 1853, dopo un secolo passa alla Montecatini, una decina d’anni dopo alla Montedison, poi alla Federconsorzi.
Certamente è l’insediamento industriale più antico della zona: fascinosa nell’aspetto decadente di tipica fabbrica ottocentesca in mattoni rossi piperno e tufo, appare però assente dalla cultura materiale dei luoghi, non avendo avuto un ruolo storicamente determinante, e d appare, per questo, eccessivo un paragone con Pietrarsa o con la Corradini, se non di tipo squisitamente cronologico.
Di fatto fino all’inizio di quest’anno la fabbrica non era in alcun modo vincolata da parte della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici (il vincolo è stato sollecitato appunto dalla Fondazione Idis).
Appare ormai generalmente chiaro ai più che l’ottica di riconversione del bacino di Coroglio debba muoversi necessariamente sul duplice binario del recupero ambientale (turismo e balneare) e dello sviluppo dell’alta tecnologia. Appare quindi quanto mai inopportuna una scelta che per realizzare l’una limiti l’altra opportunità di sviluppo!
Ossia che per realizzare la pur auspicabile città della scienza si debba continuare ad occupare l’arenile nel “presunto” tentativo di recuperare il bene archeologico in questione. Innanzitutto ci sfugge la modalità progettuale di questo recupero: ≪ la sua destinazione d’uso (della fabbrica) non potrà cambiare, e il nostro progetto mira, rigorosamente, al suo recupero (V. Silvestrini – La Repubblica 16 settembre 1993).≫
Ma questo forse è solo un nostro limite immaginativo.
In secondo luogo, è opportuno sottolineare che in materia di salvaguardia del “monumento di archeologia industriale” è fondamentale definire parametri di giudizio e una scala di priorità dal momento che è indispensabile conservare la totalità di questi beni.
Il criterio di valutazione principale diventa allora il contesto sociale ed ambientale;
deve essere essenziale sapere “per chi vengono conservati il paesaggio e le strutture industriali e per quale ragione è possibile propone un uso sociale”.
Non possono quindi bastare criteri solo architettonici e artistici o, come nel nostro caso, storici ma
“è preminente una motivazione di tipo sociale che inevitabilmente si inserisce nel più generale discorso della pianificazione del territorio”.
Ciò nonostante proponiamo che il vincolo della Soprintendenza sia di imperativo, per una utile ed adeguata catalogazione del bene in questione con apposite schede ed opportuno utilizzo di altri strumenti di registrazione (cartografie, filmati, ricostruzioni cronologiche ecc.). Anche questa è salvaguardia!
D’altra parte una sede più opportuna, vorremmo suggerire, per il Progetto della Fondazione Idis, potrebbe essere all’interno del recinto Italsider in un possibile, futuro, Parco Tecnologico, polmone di verde attrezzato, parco-museo vivo di archeologia industriale, dove gli elementi emergenti della “Fabbrica” continuerebbero ad esistere come perno di memoria e di riconoscibilità dei luoghi.
Gennaio 1994
Bagnoli