Giuseppe Conte è assolutamente sereno, convinto che oggi si scioglierà la riserva sul provvedimento che riguarda le concessioni autostradali, determinato nell’abbracciare il senso di un provvedimento che per lui «colma anche un vuoto normativo» e ristabilisce «condizioni di uniformità e trasparenza» per tutti i concessionari. Oggi vedremo se la previsione è stata giusta, se i contatti preventivi con il Quirinale hanno avuto un loro peso, se verrà meno il dissenso di Italia viva, visto che sette ore di Consiglio dei ministri, due giorni fa, sono serviti anche ad accogliere molte osservazione del partito di Renzi. Di sicuro, a chi parla di Stato di diritto i cui principi verrebbero violati, cambiando le norme in corso di contratto, da Palazzo Chigi replicano che lo Stato «ha tutto il diritto di intervenire per cambiare le clausole in essere, se ritiene che sussista un interesse pubblico». Autostrade per l’Italia, la società del gruppo Atlantia controllato dalla famiglia Benetton, si aspettava una iniziativa del governo. Ma non quella contenuta nel decreto milleproroghe. Aveva lavorato, nelle ultime settimane, a una soluzione “negoziale” coni tecnici del ministero dei Trasporti e dell’Economia per evitare contenziosi legali inevitabili di fronte alla possibilità di una revoca unilaterale della concessione. Ma ora Atlantia è pronta a dare battaglia: se il governo dovesse procedere nella direzione indicata sabato, Autostrade per l’Italia chiederà a sua volta «la risoluzione di diritto» del contratto di concessione nel «rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della società».