«C’è l’ok di tutte le Regioni, ora porto il testo in Consiglio dei Ministri». Così Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, annuncia la fumata bianca: la conferenza. Stato-Regioni ha detto sì alla sua legge quadro che riscrive la materia della autonomia differenziata delle Regioni. Vanno così in un angolo i referendum a suo tempo svolti in Veneto e Lombardia e la conseguente firma di accordi separati, anche con Emilia e Piemonte, per ottenere dallo Stato centrale varie materie da gestire indipendentemente. Le Regioni avevano temuto lo squilibrio finanziario a loro sfavore. Sicchè Boccia chiarisce che «ora il sud ha una cintura di sicurezza, ma è una riforma di tutti, non ha un colore politico». Uno dei cardini della riforma è che i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni rispetto ai quali misurare performance e bisogni delle singole Regioni, vengono anteposti alla stipula dei singoli accordi, anche se la loro definizione dovrà essere completata entro 12 mesi dalla firma dell’intesa generale. Comunque nessuna Regione potrà decidere fuori dal contesto generale. Il sud è soddisfatto. I territori meridionali sono garantiti dai nuovi meccanismi di perequazione. Tra questi, dovrebbe arrivare anche un primo fondo con una dote iniziale da almeno 3 miliardi in 10 anni che vincolerebbe agli interventi nelle aree svantaggiate una quota di investimenti dei ministeri e delle società pubbliche. La questione riguarda il Sud ma non solo, perché la perequazione funzionerebbe su tre livelli: nazionale, regionale e provinciale. Perché anche in Lombardia, per esempio, le aree interne o montane hanno condizioni diverse rispetto a Milano o Brescia, e lo stesso accade in tutte le Regioni. Per il presidente campano Vincenzo De Luca «c’è un consenso di fondo al metodo Boccia, che prevede il coinvolgimento di tutte le Regioni, che assume come presupposto la definizione dei Lep, e che punta in maniera decisa sulla perequazione e sull’equilibrio fra nord e sud, ma obbliga anche ogni Regione ad accettare la sfida dell’efficienza». D’accordo anche le due Regioni leghiste. Per la Lombardia, Attilio Fontana nota che «c’è una condivisione di fondo, anche se ci sono alcuni dettagli da modificare e migliorare». Dal Veneto, Luca Zaia ammette che «abbiamo dato un primo assenso, ma  oltre alla legge quadro noi siamo interessati alla firma dell’intesa».