“Stiamo assistendo a un’accettazione passiva, da parte del Sud, al principio della cittadinanza differenziata. Sta passando il criterio secondo cui i fabbisogni legati alle funzioni delegate, con l’autonomia differenziata vengano fissati in base alla popolazione ed alla capacità fiscale del territorio. Il che equivale a dire che chi è più ricco ha bisogno di più risorse…”. Parla Adriano Giannola, economista e presidente di Svimez, e stigmatizza decisamente l’innescodi un percorso “federalismo differenziato” che ieri 25 giugno si è arenato in Consiglio dei ministri per lo stop imposto alla Lega da parte del Movimento 5 stelle (“Difficilmente – riporta Adn Kronos in una nota – il nodo Autonomia si scioglierà entro il Consiglio dei ministri di domani:ci sarà un nuovo vertice”).Su questi argomenti Giannola è intervenuto lo scorso 5 febbraio in un convegno organizzato dall’Unione degli industriali di Napoli. Sede in cui l’economista ha potuto ribadire perplessità e critiche su un “percorso – afferma – che di costituzionale ha ben poco”. Proviamo a sintetizzare il suo pensiero per punti.
- Tra Lombardia – Veneto – Emilia Romagna e Stato Centrale è in atto da tempo una negoziazione “segreta” sul regionalismo fidderenziato.
Si tratta quasi una “proposta al buio”, di cui i cittadini non sanno e su cui c’è poca informazionee pochissimo dibattito. I trasferimenti di cui si parla si basano su un aggregato contabile che contempla il cosiddetto “residuo fiscale”.
- La Lombardia sostiene di cedere al resto del paese 40/50 miliardi di euro l’anno, dato del 2014.
Questa cifra in realtà non è corretta in quanto questi soldi tornano nel circuito dell’economia, soprattutto tornano al Nord. Quasi tutta l’Iva pagata al Sud viene contabilizzata al Nord. E per un motivo semplice: perché la sede legale di numerose imprese che producono beni è nel Settentrione. Al Nord tornano inoltre gli interessi sul debito pubblico:Dunque i presunti 40 miliardi di trasferimenti del Nord non sono, in realtà, più di 10.Il debito pubblico con gli interessi sul debito rappresentano la seconda se non prima voce di spesa dello Stato italiano. Ed ecco che i 40 miliardi diventano non più di 10. Allo stesso medo, togliendo gli interessi, Emilia e Veneto che sono tra l’altro più solide della Lombardia non fanno più di 1 -2 miliardi di trasferimenti annui.
- Questi trasferimenti sono previsti in base al principio di equità orizzontale
Significa che ogni cittadino, ovunque risieda in Italia, paga tasse uguali in base al reddito e riceve servizi uguali a tutti gli altri cittadini.Se viceversa la richiesta avanzata dalle Regioni del Nord andasse avanti, si creerebbe una situazione per la qualei diritti dei cittadini italiani divengano diversi a seconda del luogo di residenza. Se consideriamo la nostra Carta costituzione non è difficile rilevare che l’articolo 116, che prevede l’autonomia,si aggancia al 119, che prescrive pari diritti per i cittadini e dunque il potere di perequazione.
- Autonomia regionale. Favorevole o contrari?
Si può parlare di autonomia ma solo a patto che ci siano regole sensate volte a garantire pari prestazioni offerte ai cittadini.Quindi si può risponder sì all’autonomia ma con regole minime che siano definite. Allo stato invece, non disponendo di dati sui costi standard, ci si aggancia alla spesa storica. Esiste poi il tema delle deleghe strategiche per il sistema Paese, come ambiente ed energia.Campi in cui è impensabile una gestione centrata sulle Regioni. Per l’energia servepiuttosto un piano nazionale per l’energia in cui le regioni possano avere un ruolo tarato sulle loro caratteristiche.
- Autonomia o secessione strisciante?
Il fine ultimo dell’autonomia differenziata sembrerebbe essere che le Regioni promotrici diventano “Stato a buon mercato”e cioè a saldi invariati. Non chiedono la secessione, infatti, la quale sarebbe senza alcun dubbio dannosa per il nord stesso. Troppi i rischi da correre.Il giorno dopo l’eventuale decisione di praticare una secessione i mercati reagirebbero malissimo.Salirebbe al tal punto lo spread che scomparirebbe il Nord, ed il Sud con lui, nel vortice di una crisi senza precedenti.
- La questione meridionale?
Sembrerebbe quasi che la questione meridionale vuole esser risolta dalle regioni del nord per eutanasia.
Il fatto che la gente non parli di questa grave problematica è una chiara dimostrazione di come si fa oggi informazione e di come si alimentano i dibattiti. E’un esempio classico di come si attua la disinformazione: spostando tutta l’attenzione, ad esempio, sugli immigrati e per il resto si va avanti silenziosamente su quello che è l’obiettivo a cui si punta.