Il conto alla rovescia per la cosiddetta “autonomia differenziata” è cominciato. Il 15 febbraio parte il negoziato con Palazzo Chigi per dare maggiori poteri (e risorse) a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il percorso, però, non è affatto in discesa. Prima di tutto perché fra Lega e Cinquestelle le sensibilità sul tema sono molto diverse. Con il “carroccio” che ne fa addirittura una questione di “sopravvivenza” dell’esecutivo e i grillini preoccupati per l’effetto della riforma sul Mezzogiorno, bacino elettorale privilegiato del Movimento. Ma, lo scontro va anche al di là dei tradizionali steccati politici. Ieri si è fatto sentire il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che ha chiesto un incontro al premier, Giuseppe Conte: “La richiesta delle Regioni settentrionali di finanziare funzioni aggiuntive con un’altissima percentuale delle imposte riscosse sul proprio territorio (fino al 90% per il richiesta del Veneto), mina l’unità nazionale e rende ancora più profondo il divario tra aree ricche e aree povere”. Critiche arrivano anche dal Centrodestra. Per la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, di Forza Italia, anche lei campana, “il Sud non può essere solo la terra del reddito di cittadinanza. L’autonomia delle regioni del Nord on può essere concessa a discapito dei giovani, delle donne, degli studenti, degli anziani e dei piccoli imprenditori del Mezzogiorno”.
Sul piede di guerra la Cgil. “Senza una legge nazionale che garantisca l’uniformità di accesso ad alcuni diritti civili e sociali in tutto il Paese, la richiesta del riconoscimento di maggiori forme di autonomia avanzata da alcune Regioni a statuto ordinario si tradurrebbe in un’ulteriore crescita delle diseguaglianze”, si legge in un rapporto diffuso dal sindacato guidato da Susanna Camusso. Sanità, non autosufficienza, prestazioni sociali, istruzioni e ambiente sono tutti capitoli su cui la disomogeneità di trattamento è già una realtà pesante e per il sindacato “già molto preoccupante. L’autonomia potrebbe, insomma, penalizzare ulteriormente le regioni del Sud.
Cerca di attenuare i toni della polemica il Governatore del Veneto Luca Zaia, che ricorda le parole pronunciate dal leader dei Cinquestelle proprio durante la visita nella Regione. “Quando parla Di Maio è come se avesse parlato tutto il Movimento. E il fatto che il sottoscrittore materia e fisico del contratto di Governo venga dire che l’autonomia deve essere data significa per noi che tutto va in quella direzione”. Ora la parola passa a Palazzo Chigi che dovrà aprire diciotto tavoli di confronto con le tre Regioni del Nord per stabilire costi e fabbisogni standard delle competenze che dovrebbero essere trasferite dallo Stato centrale. I lavori dagli altri cinque tavoli (sanità, istruzione, ambiente, lavoro e rapporti con l’Europa) sarebbero ormai a un buon punto.

Di Antonio Troise

Giornalista professionista, blogger, editorialista, comunicatore e un passaggio obbligato dalla carta stampata al digitale.