Altro che tregua. Il vertice sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna è finito oltre la mezzanotte, dopo tre ore di diverbi e reciproche accuse. Per Salvini «i 5 Stelle fanno muro e si nascondono dietro i burocrati», mentre a sentire Di Maio «non c’è nessun blocco, ma quando si governa le cose si fanno in due». È il colpo basso che Matteo Salvini non si aspetta. Al vertice invocato dalla Lega per sbloccare l’autonomia differenziata, il premier Giuseppe Conte si presenta con una relazione tecnica che evidenzia tutte le criticità del progetto. E propone perciò lo stop all’iter parlamentare che doveva appena cominciare. Il documento, questa sorta di analisi costi-benefici per l’autonomia delle tre regioni, fa prevalere i primi sui secondi. Non in termini economici quanto di iniquità per le regioni meridionali.
Basta ultimatum, è il messaggio del capo del Movimento 5 Stelle, seccato perché il leader della Lega nel bel mezzo di una riunione tesissima ha mollato Palazzo Chigi «per andarsene in tv da Bianca Berlinguer», cedendo la seggiola a Giancarlo Giorgetti: «E come se fossi io…». Quando Danilo Toninelli è arrivato, gli umori erano ormai tali che nemmeno sui destini incrociati di Atlantia e Alitalia è saltato fuori uno straccio di intesa. Governo bloccato e lo spettro del voto anticipato che aleggia tra Montecitorio e Palazzo Chigi.
“Conforta quanto da tempo la Svimez sostiene in merito al percorso che contrassegna i lavori relativi alla cosiddetta autonomia rafforzata”. Così il presidente della Svimez, Adriano Giannola, intervenuto “sul documento di fonte ministeriale pubblicato oggi dalla stampa”, giudicandolo “attendibile e molto esplicito nella sua secca oggettiva argomentazione”.
“Premesso che non vi è preconcetta ostilità ad affrontare il problema dell’attuazione dell’articolo 116, comma terzo della Costituzione, sembra del tutto evidente” al presidente Svimez che “ogni accelerazione e forzatura equivale, come suol dirsi, a porre il carro davanti ai buoi, con il risultato di determinare un esito confuso e finanche pericoloso per tutti di un processo che è oggettivamente estremamente delicato e foriero di possibili serie conseguenze nei rapporti tra territori e istituzioni”. “Il documento ministeriale – commenta Giannola – esplicita in modo dettagliato ed impietoso le tante, troppe, lacune e le cose che mancano per poter approdare ad un’intesa utile a chi la pretende, senza danneggiare chi ha tutto il diritto di essere tutelato secondo i dettami costituzionali. Ogni indebita accelerazione (magari fissata in un’intesa con clausola ”salvo intese”), sarebbe solo fonte di grave disagio e di inevitabili conflitti”.