Di Pasquale D’Aiuto, avvocato.
Corrado Augias, giornalista, scrittore, conduttore ed autore televisivo, drammaturgo e con un passato anche in politica, è uno dei massimi intellettuali viventi del nostro Paese. Ha ottantasei anni suonati, portati alla grande, ma questo non conta, se sei lucido come lui.
Del resto, non era certo vecchio quando, poco tempo fa, ha compiuto un gesto straordinariamente simbolico e coraggiosissimo, riconsegnando alla Francia la Legion d’Onore per protesta, in memoria del nostro Giulio Regeni.
Ebbene Augias, stamane, su Repubblica, ove scrive di consueto, rispondendo ad una lettrice, ha raccontato la propria ultima esperienza delle italiche inadempienze, narrando di una stranissima e-mail di Enel che gli prometteva un rimborso. Peccato che, evidentemente, stando alle sue stesse parole, si trattava di un tentativo di phishing, uno di quelli che ciascuno di noi cestina senza troppi tentennamenti.
Ebbene, lui non soltanto non lo ha riconosciuto come tale ma – come ha sostenuto con dovizia di particolari! – ha raccontato, candidamente, di aver fatto tutto il possibile perché la mail cogliesse l’obiettivo, cliccando su qualsiasi link tossico, inserendo password e, in generale, seguendo alla lettera le istruzioni, evidentemente farlocche, ivi recate.
E lui, uomo di non comuni spessore e storia personale, pur scorgendo e descrivendo lucidamente anomalie, refusi, non-sense della comunicazione ricevuta, non giungeva all’unica soluzione possibile e cioè che fosse un fake, con tanto di attacco frontale alla povera (si fa per dire) Enel, che nonostante non sia “l’amministrazione di un piccolo borgo sperduto… non ha una persona in grado di scrivere un messaggio in un italiano comprensibile”.
(Beh, no, caro Augias, Enel sa benissimo cosa fa: emettere ogni due mesi bollette salatissime anche se non accendi neanche una lampadina. Questo fa, e credimi: ha persone capacissime nel compito! Ma, come si dice, questa è un’altra storia.)
Tornando a noi, i commenti che leggevo sul web si fondano sull’età avanzata – che lo avrebbe reso vittima della truffa poiché egli non può comprenderla – e sulla cesura tra la realtà caotica e cangiante e la percezione di certi intellettuali.
Io traggo, invece, un’altra verità: Augias mostra di essere un uomo estremamente solo, così come solissimo deve essere anche il curatore editoriale de La Repubblica. Perché non può esistere altra spiegazione.
Immaginate la scena: Augias scrive il suo pezzo, raccontando con calma e dovizia di particolari il fatterello, corredato di fatwa contro Enel; ultimatolo, non lo dà in prima lettura a nessuno – che so, un amico, un parente, un aiutante; oppure, ancor peggio, lo fa ma quegli non lo avvisa della topica in cui sta per incappare (non vogliamo crederlo); dopo di che, manda lo scritto al primo giornale d’Italia.
E lì (a La Repubblica) accade che i tizi pagati per controllare refusi, ripetizioni, battute, linea editoriale e così via, non si rendano conto che pubblicheranno un pezzo involontariamente comico, che porrà sotto una cattiva luce il loro quotidiano ed uno dei suoi più amati collaboratori. Sarà colpa dello smart working?
Ripeto: la prima parola che mi viene in mente è SOLITUDINE. Ciascuno nella propria: pressapochista oppure superba, menefreghista od anche ignorante, fiduciosa, tronfia, ossequiosa.
Ed il più solo di tutti è il povero Augias, che m’immagino, ancor prima di scrivere il pezzo, tutto intento, ramingo e derelitto, a capire che diamine volesse Enel con quella mail sgrammaticata ed oscura. Ad ottantasei anni!
Malgrado la cultura, la storia personale, l’apprezzamento generale, l’intelligenza: un uomo solo, e tanto è bastato a vanificare tutto il resto.