La morte di Davide Astori, tragica e improvvisa, e’ soltanto l’ultima di una serie che travolge il mondo del calcio, lasciando una scia di lacrime e disperazione. Ma anche di interrogativi su come atleti giovani, ben allenati e in perfetta salute possano subire una fine cosi’ repentina. All’interno di uno stadio ma anche, come nel caso del 31enne capitano della Fiorentina, in una stanza d’hotel a poche ore da una partita. Mondo del calcio in ogni caso sotto shock. E la memoria corre indietro a tanti episodi simili. Impossibile dimenticare quanto accadde il 14 aprile del 2012 allo stadio “Adriatico”. A un certo punto e’ calato il gelo quando, al 31′ del primo tempo, col Livorno avanti 2-0 sul Pescara, Piermario Morosini si e’ accasciato. Il cuore del 25enne centrocampista amaranto si e’ fermato, con i medici ad accorrere sul campo per prestare i primi soccorsi: massaggio cardiaco e poi l’inutile corsa all’ospedale Santo Spirito. Poche settimane prima il pallone italico piangeva la scomparsa, sempre per arresto cardiaco, di Franco Mancini, storico numero 1 del Foggia e arrivato a Pescara come preparatore dei portieri di Zeman. Una storia drammatica quella di Morosini, senza l’happy end toccato invece a Fabrice Muamba, calciatore del Bolton crollato in campo durante il quarto di finale di FA Cup contro il Tottenham. Il suo cuore si e’ fermato per 78 minuti, e’ stato a un passo dalla morte ma e’ tornato con la possibilita’ di tornare a una vita normale. Morosini non ha avuto la stessa fortuna ma di morti in campo purtroppo il calcio ne ha viste tante.

Nell’agosto 2011 la triste sorte era capitata al giocatore giapponese della Matsumoto Yamaga, Naoki Matsuda, morto dopo un’agonia di due giorni, dopo il malore avvertito nel corso degli allenamenti: arresto cardiopolmonare per il 34enne difensore, tra i pilastri della nazionale nipponica. Sempre ad agosto, ma due anni prima, lo stesso destino era toccato al giovanissimo capitano dell’Espanyol Daniel Jarque, stroncato a 26 anni da un attacco cardiaco, mentre parlava al telefono. Jarque si trovava a Coverciano, dove si stava allenando con la squadra in vista delle amichevoli in programma in Italia. Anche in quella occasione i medici hanno tentato di rianimare il calciatore, ma senza alcun risultato. In precedenza, il 29 dicembre del 2007, era toccato a Phil O’Donnell: stava per essere sostituito nei minuti finali della gara che il suo Motherwell ha poi vinto 5-3 sul Dundee United. Lo scozzese, pero’, non ha fatto in tempo a dare il cambio al compagno a bordocampo quando, improvvisamente, e’ crollato a terra. Neanche l’arrivo tempestivo dell’ambulanza e il successivo trasferimento in ospedale sono serviti: e’ morto a soli 35 anni. Soltanto quattro mesi prima aveva perso la vita il difensore del Siviglia Antonio Puerta, sentitosi male il 25 agosto, durante la partita contro il Getafe e morto tre giorni dopo; sempre nello stesso anno, Chaswe Nsofwa, attaccante 28enne dell’Hapoel Beersheva, seconda divisione israeliana, muore durante un allenamento.

Nel dicembre del 2005, il francese David Di Tommaso: il suo cuore cede durante una partita che sta disputando con il club olandese dell’Utrecht. Prima di loro, l’ultimo in ordine di tempo era stato Paulo Sergio de Oliveira Silva, meglio conosciuto come Serginho, morto nell’ottobre del 2004 all’eta’ di 30 anni perche’ colpito da un attacco cardiaco nel corso del match di campionato tra il suo Sao Caetano e il San Paolo. Nel gennaio dello stesso anno Miklos Feher, attaccante ungherese del Benfica, era rimasto vittima di un arresto cardiaco mentre era in campo contro il Vitoria Guimaraes. Nel giugno del 2003 era stata la volta di Mark Vivien Foe, pedina del Manchester City e del Camerun scomparso a 28 anni. Il centrocampista africano e’ stato stroncato anche lui da un infarto, durante la semifinale di Confederations Cup tra Camerun e Colombia. L’elenco si allunga via via che si riportano indietro le lancette del tempo. E’ il caso di Vagner, morto nell’aprile del ’90 dopo aver battuto la colonna cervicale per terra nel corso del match tra Parana Club e Campo Murao, in Brasile. Ancora un infarto, invece, stronco’ le vite di Barry Welsh e Beto. Il primo mori’ nel novembre dell’87 a 19 anni, durante un incontro di serie B inglese, mentre il secondo aveva 26 anni quando nel settembre dell’85 il suo cuore si fermo’ nel corso di Moto Club-Tocantis. L’elenco dei calciatori morti in seguito a malori sembra interminabile e continua con l’argentino Trossero, 29enne che nel 1983 mori’ d’infarto negli spogliatoi dopo la vittoria della sua squadra, il River Plate, contro il Rosario Central. Nel marzo dell’82, invece, fu la volta di Carlos Alberto Barbosa, di 26 anni, morto anche lui per arresto cardiaco durante una partita.

Tragedie di cui e’ costellata anche la storia del calcio italiano. Se la cavo’ l’allora centrocampista della Roma, Lionello Manfredonia, che il 30 dicembre 1989 si accascio’ durante una partita col Bologna, rischiando di morire. Il 30 ottobre del 1977, a Perugia, invece, se ne andava Renato Curi. Il centrocampista degli umbri aveva 25 anni quando si accascio’ sul terreno di gioco, colpito da un infarto nel corso del match di campionato con la Juventus. L’8 novembre del 1987, la morte di Andrea Ceccotti, giocatore della Pro Patria, mentre e’ sbiadita nel tempo quella di Giuliano Taccola, centravanti della Roma morto il 16 marzo 1969 nello spogliatoio di una gara contro il Cagliari. Una lunga scia, chiusa oggi dalla tragedia di Astori.