Di Giulia Salvatori
Poche mostre, artisti poco pagati e poco presenti. E, soprattutto, numero di esposizioni molto basse. In alcune regioni addirittura irrilevanti. E’ l’altro triste primato per il Sud che ora è anche in desertificazione culturale. Il quadro emerge dallo studio “La geografia della creatività in Italia: un’analisi descrittiva della distribuzione regionale degli artisti” dei professori Amedeo Di Maio, Salvatore Ercolano e Giuseppe Lucio Gaeta, pubblicato sulla Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della SVIMEZ edito da Il Mulino. Un quadro a tinte fosche che emerge soprattutto per il Sud. Soprattutto perché la creatività è certamente un valore di sviluppo rilevante nelle economie contemporanee e aiuta a comprendere il potenziale di sviluppo dei territori. Potenziale che, nel Mezzogiorno, appare tuttora limitato e in buona parte inesplorato.
Il Lazio è la regione italiana più “creativa” per la presenza di scultori, pittori, incisori, scrittori e consulenti artistici, reddito derivante da professioni artistiche e numero di esposizioni nel corso dell’anno. Seguono la Toscana e la Lombardia, mentre il Sud è caratterizzato da una sorta di “desertificazione culturale”, con pochi artisti propriamente detti, poco pagati e poche esposizioni e occasioni in cui far conoscere le loro opere. Ancora una volta, dunque, emerge il dualismo dell’Italia. Mentre da una parte le regioni meridionali ospitano borghi incantevoli e panorami suggestivi, insomma hanno tutto quello che potrebbe servire per una promozione culturale del territorio e degli artisti che vi abitano, dall’altra non si riesce a fare di questa ricchezza una attività tale da produrre sviluppo e reddito.
Le conclusioni a cui arriva lo studio Condotto su dati Istat, del Ministero delle Finanze e in base a rilevazioni dal sitowww.exibart.com, mettendo in relazione tre indicatori (la distribuzione regionale degli artisti, il reddito che generano e il numero di mostre presenti sul territorio considerato nel periodo 2008-2010) non fa altro che confermare e rafforzare ancora di più la spaccatura a metà tra Nord e Sud dell’Italia.
“L’artista professionista, si legge nello studio, vive in luoghi dove può sperare maggiori guadagni, inserirsi in una rete sociale e culturale, avere occasioni di visibilità. Nulla di diverso, quindi da ciò che spera l’ingegnere, il medico e qualsiasi altro professionista consapevole di vivere nell’epoca delle economia delle relazioni”. I creativi, continua lo studio, “sono attratti dalla presenza delle 3 T (talento, tecnologia e tolleranza) in un’area, cioè da comunità che sono caratterizzate da concentrazioni di soggetti creativi, deboli barriere sociali, forte eterogeneità sociale e culturale, isole pedonali, caffè, luoghi per la musica e l’arte”. Ecco perché i creativi si concentrano in misura superiore alla media nazionale soprattutto nel Lazio (2,73), seguiti da Toscana (1,67) e Lombardia (1,48).
Presenza superiore alla media, anche se di poco, in Umbria, Trentino e Valle d’Aosta. In nessuna delle regioni meridionali, invece, si raggiunge una presenza di artisti pari almeno alla metà della media nazionale. Abruzzo, Molise e Sardegna arrivano circa a 0,45, la Campania si ferma a 0,33, con punte di presenze minimali in Sicilia (0,29), Calabria (0,19), Basilicata (0,16). Nel Lazio, Toscana ed Emilia Romagna si registrano anche il maggior numero di esposizioni.