di BIANCA DI GIOVANNI

La parola chiave è condivisione. Che significa: passeggiare insieme nel bosco, osservare gli animali, disegnare insieme. E ancora: tornare in piazza e completare il quadro, bere un bicchiere insieme, cenare insieme. Questo promette (e mantiene) la manifestazione “Pittori in Faggeta” che si è aperta a Villavallelonga (Aq) il 7 agosto e proseguirà fino al 18.

Si tratta del primo Festival della pittura naturalistica, non a caso ospitato nel piccolissimo centro abruzzese. Uno spicchio di Mezzogiorno periferico, marginale, interno e romito, oggi in via di spopolamento come molti centri di montagna. Eppure qui si trova il tesoro incontaminato di una natura stupefacente. Siamo nel centro della Vallelonga, una striscia di terra attorniata da lunghi massicci appenninici dove si ergono, maestose, le più antiche faggete d’ Europa, quelle della Val Cervara, da poco dichiarate patrimonio dell’Unesco. In questo lembo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise al confine con la conca del Fucino si rifugiano orsi e caprioli, lupi e volpi, mammiferi protetti che spesso vengono a contatto con l’uomo. E poi, luccicanti rosalie alpine (un insetto dall’incredibile colore indaco), il raro picchio dorsobianco, le raganelle fosforescenti, lucertole, salamandre maculate e vipere. Il loro habitat è il bosco: un luogo magico, fatto di luci, ombre e oscurità impenetrabile, di cespugli e rovi bassi che si affastellano all’ombra dei rami inarcati dei faggi.

Sei pittori naturalisti attraversano questo incanto ogni mattina, “armati” di fogli, colori, cannocchiali. Josè Arcas, artista galiziano esperto biologo e naturalista, Valeria Cademartori, che all’acquerello preferisce l’olio e si “esercita” su cardi violacei e luminosi, Nick Derry, inglese per metà artista e per l’altra birdwatcher, che qui a Villavallelonga ha incrociato nel mirino del cannocchiale una coppia di orsi in cerca di cibo, mentre Elisabetta Mitrovic raccoglie attorno alla sua tela frotte di bambini che imparano a disegnare, Marco preziosi “cesella” un picchio e Federico Gemma “inquadra” un gruppo di buoi al pascolo”. Gli ospiti li seguono, liberi da qualsiasi “ingombro” tecnologico: i cellulari non servono (non c’è campo), non si fanno video o foto: solo disegni. E anche le auto sono ridotte al minimo: per raggiungere le aree serve un’autorizzazione speciale che il Comune rilascia solo a chi segue gli artisti. Si va accompagnati da una guida del Parco Nazionale (uno degli sponsor dell’iniziativa oltre al Comune) e insieme all’arte si scopre la natura, l’etologia, la botanica, la scienza.

Di sera si torna in paese per completare in piazza gli schizzi del mattino. Arte, scienza, natura e anche cultura e tradizioni, naturalmente. Alla “cena con i pittori” di sabato 10 agosto la pro loco di Villavalleonga ha squadernato sui tavolini il menù tipico del luogo: frascarelli (farina e uova conditi con il sugo, una sorta di polentina), pasta e fagioli, pecora, patate e salsiccia, frittelle. Tutto fatto in quantità industriali da un manipolo di donne vallelonghesi efficienti e silenziose: come una centuria romana sono riuscite a servire di tutto punto più di cento ospiti. Felici di vedere il paese vivere e rianimarsi. Il presente per loro è sempre più cupo. Gli abitanti sono quasi dimezzati in un secolo, da più di 1.500 nel 1900 a meno di 900 di oggi. Prima almeno c’erano le estati piene, quelle degli oriundi che tornavano con i figli: ora quella generazione se n’è andata. E i figli chissà su quali monti vanno a cercare refrigerio.

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Eppure questa formula, arte-natura-cibo, funziona. E i locali lo sentono. Si vede da come accolgono i pittori, da come guardano quelle opere affisse ogni sera in piazza, riflesso artistico di quel “tempio” del creato che è il bosco. Natura e arte, quella wildlife painting che qui a Villavallelonga trova il suo ambiente e la sua vetrina, in un Festival che potrebbe diventare il segno distintivo di un nuovo sviluppo, fatto di conoscenza del bello, della natura e della scienza. Un evento che ha il sapore di recupero, di rinascita. Non è un caso che, oltre alle esposizioni “itineranti” dal bosco, il 13 agosto si apriranno due mostre “stanziali”. Una personale del maestro Ugo Ferrero, (“Quinto elemento, Il vento: ovvero Il grande respiro”) e una collettiva dei pittori originari di Villavallelonga dal titolo evocativo: Il ritorno. Opere di chi se n’è andato, magari anche oltre oceano, in quel Canada centro mondiale della wildlife painting. Oggi è il momento di tornare, di rincontrarsi e ritrovarsi grazie all’arte e alla natura.