Si apre con un convegno intitolato “I linguaggi della creatività tra arte, scienza e formazione” l’evento organizzato dalla Accademia Imago dedicato all’Arte che cura, in programma a Napoli dal 15 al 25 giugno nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore.
“Sarà un momento di articolata riflessione teorica – spiegano gli organizzatori – sulle potenzialità terapeutiche dell’arte”, aperto a chi opera conle arti-terapie e agli interessati al sofisticatissimoprocesso espressivo/creativo che ne deriva. Teatro, musica, danza, pittura, in genere tutti i linguaggi creativi si avvalgono di un ampio e complesso repertorio di codici e simboli, che danno una forma ad un materiale ribollente, fatto di storie,sogni, motivazioni, progetti, con tutto il corredo di emozioni ad esso associato).
Quindi l’arte cura, può curare, può prendersi cura, rielaborare “la foresta di simboli” che dimora nel nostro inconscio. Può avere origine, in tal modo, un “circolo virtuoso tra creazione, espressionee riproduzione, che può determinare nuove e più armoniche significazioni portatrici di salute e benessere, sia a livello individuale che collettivo”. Ma affinché tutto ciò si realizzi, spiega il direttore dell’Accademia Imago, lo psicoterapeuta Massimo Doriani, è però auspicabile e necessario che la produzione e la fruizione artistiche avvengano nella cornice di percorsi consapevoli e ben progettati di intervento psicologico, psicosociale, educativo o clinico.
Quest’anno la accademia imago compie 30 anni. Nel corso di questo periodo si è sempre occupata di tutte le attività afferenti al cosiddetto mondo psi dalla psicoterapia agli interventi psicosociali alla clinica alla ricerca alla formazione. Per rintracciare l’idea di riferimento del modello teorico possiamo seguire il percorso del suo fondatore. Il dottor Doriani si è sempre occupato non solo dello studio della psiche ma ha anche sempre approfondito le ricerche riguardanti il corpo nelle sue varie manifestazioni. L’altro interesse ha riguardato i canali e dei linguaggi espressivi. Non a caso si è sempre occupato di arte che non sarebbe altro che la materializzazione dell’immaginario. “L’arte che cura – ribadisce Doriani – è l’arte che di per sé ha un fortissimo potenziale catartico espressivo portatore di benessere. Ma la nostra idea che per fare in modo che questo potenziale si trasformi in un effettivo strumento di salute e non solo un generico elemento di benessere. C’è bisogno di adeguate tecniche metodologie e tecnologie. Solo in questo modo l’arte può essere utilizzata per intervenire in contesti psicosociali difficili, in ambito clinico e patologico virgola in progetti educativi”.
Intorno a questi temi è sorto un movimento, che ha come primo passo lanciato un Manifesto aperto a testimonial e firmatari disposti ad aprire un dibattito sulla rigorosità scientifica che necessita questo ambito.Solo con tale rigore attraverso la bellezza si può arrivare ad un benessere pieno virgola solo con tale rigore si possono formare operatori portatori di benessere.
Insomma nulla di improvvisato e nulla di estemporaneo può essere consentito quando è in gioco la salute dell’anima degli individui e delle collettività.
Il convegno proporrà dunque contributi teorici sul tema, e ospiterà il racconto di esperienze pratiche di tipo psicosociale come il progetto “Arrevuoto”, sviluppato nella periferia nord di Napoli, e i progetti itineranti “Mondocane”.
La serata si conclude con una performance musicale di Maurizio Capone utile anche per illustrare tecniche e potenzialità terapeutichedegli strumenti utilizzati.