Rush finale per mettere a punto il Documento di economia e finanza che domani pomeriggio alle 18 approdera’ in Consiglio dei ministri per il varo definitivo, e sara’ trasmesso a Bruxelles insieme al Piano nazionale di riforma entro la fine del mese. Proseguono a ritmo serrato i contatti tra Palazzo Chigi e il Tesoro e il lavoro si protrarra’ fino a domani. Il premier, Matteo Renzi, ha incontrato oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il commissario alla Spending review, Carlo Cottarelli. Nel documento il governo indichera’, con tutta probabilita’, una crescita del Pil per il 2014 dello 0,8%, rivista al ribasso rispetto alle stima piu’ ottimistica dell’1,1% fissata dal governo Letta. Il valore sara’ comunque piu’ alto rispetto allo 0,6-0,7% indicato da tutti i principali organismi internazionali. Nessuno sforamento del deficit mentre il debito potrebbe calare meno del previsto. Dovrebbe essere confermata per quest’anno la stima di un rapporto deficit-Pil al 2,6%. Nel 2015 invece scenderebbe all’1,8%, valore leggermente piu’ alto dell’1,6% previsto a settembre 2013. Il governo non intende, almeno per il momento, utilizzare il margine dello 0,4% che ci separa dal tetto del 3% ma ha intenzione invece di ottenere maggiore flessibilita’ nel percorso di rientro del debito. La partita si giochera’ piuttosto tra qualche mese, con l’inizio del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.
I tecnici stanno ancora limando le coperture per il taglio dell’Irpef: il decreto e’ atteso la prossima settimana, il 15 o il 16 aprile. Il taglio dell’Irap potrebbe arrivare anche successivamente, sara’ del 10% su base annua ma per quest’anno potrebbe ridursi al 5% se si partisse a luglio. I benefici fiscali sarebbero comunque riferiti all’anno 2014 perche’ se la riduzione scattera’ in estate l’effetto dello sgravio arrivera’ a novembre, se invece la misura sara’ inserita nella legge di stabilita’ l’effetto in termini di cassa slittera’ al 2015 ma sara’ comunque riferito all’anno fiscale 2014. “I provvedimenti partiranno da quest’anno, nell’arco dei 12 mesi ci sara’ la riduzione che avevamo previsto”, ha assicurato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Resta pero’ ancora da definire quando far scattare l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% che dovra’ finanziare la riduzione dell’imposta. Lo sgravio Irpef per i lavoratori dipendenti si concretizzera’ a fine maggio in busta paga. Si sta ancora definendo la curva delle detrazioni ma l’intervento, alla fine, dovrebbe concentrarsi sui redditi lordi fra 8mila e 25 mila euro, una platea di circa 10 milioni di persone, con sgravi crescenti e un beneficio massimo di 80 euro in busta paga, circa 1.000 euro netti annui. Dopo i 25mila euro la curva dovrebbe scendere in maniera piu’ ripida fino ad attenuarsi. Sembra esclusa l’ipotesi di un intervento per gli incapienti, cioe’ per chi percepisce un reddito fino a 8mila euro. Il costo dell’operazione dovrebbe aggirarsi attorno ai 4-5 miliardi e le risorse, secondo quanto dichiarato dal governo, dovrebbero arrivare quasi totalmente dalla spending review.
Il piano operativo dei tagli alla spesa, rivisto rispetto al dossier originale del supercommissario Carlo Cottarelli, dovrebbe prevedere risparmi per 4-5 miliardi gia’ nel 2014 e, almeno per la parte relativa alle coperture, arrivera’ con il Def. Nel mirino la sanita’: si tratterebbe pero’ di interventi mirati a ridurre gli sprechi ma senza tagli lineari. I risparmi attesi, secondo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dovrebbero fruttare 10 miliardi nell’arco di 3-4 anni. Circa 500 milioni dovrebbero poi arrivare dai tagli alla pubblica amministrazione e in particolare dalla riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici di alta fascia. Sara’ inoltre ulteriormente limato il tetto ai compensi sia dei dirigenti della p.a. che dei manager pubblici, ora parametrato allo stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Non saranno invece toccate le pensioni. Sforbiciata in vista anche per le spese dei ministeri, in testa la Difesa. Sotto la scure cadranno anche una serie di enti considerati inutili tra cui le Camere di commercio.