La proposta di legge della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai profitti aziendali è destinata a diventare legge. Un emendamento specifico ha infatti stanziato un fondo di 70 milioni di euro per il 2025 e 2 milioni per il 2026, in modo da sostenere “disposizioni, anche di carattere fiscale, in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati di impresa”.
Il percorso parlamentare
La proposta di iniziativa popolare, presentata dalla Cisl e in discussione alla Commissione Lavoro della Camera, rientra tra i pochi testi analoghi giunti al varo nel corso degli ultimi decenni (secondo Openpolis, solo sette in quarant’anni). La conferenza dei capigruppo del 9 gennaio ha calendarizzato il dibattito in Aula per fine mese, con il sostegno della maggioranza e, in particolare, di Fratelli d’Italia.
Il cuore della riforma
La legge non impone alle aziende l’obbligo di adottare forme di partecipazione, ma promuove accordi negoziati e prevede incentivi in tal senso. L’obiettivo è favorire un rapporto più equilibrato tra capitale e lavoro, promuovendo la “cultura partecipativa” e lasciandosi alle spalle la “cultura del conflitto” tipica del Novecento.
Democrazia economica e Costituzione
Il segretario uscente della Cisl, Luigi Sbarra, sottolinea come questa riforma sia in linea con l’articolo 46 della Costituzione, che auspica la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Si tratta di un passo avanti importante per la democrazia economica italiana, destinato a rafforzare il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella vita e nei risultati dell’azienda.