Se i dati rilevati da Confcommercio prevedono un’aumento medio dei costi a famiglia nel 2014 pari al 290% a causa dell’entrata in vigore della TARI, la nuova imposta sui rifiuti, è importante sottolineare come, per alcune tipologie di piccola impresa, il boccone sarà ancor più difficile da digerire.
Supponiamo di avere un’attività in proprio: per un bar subiremmo un rincaro del 300%, se avessimo un ristorante la tassazione per i rifiuti salirebbe al 480%; le cose peggiorano notevolmente nel caso di un’ ortofrutta dove l’aumento sarà percepito nell’ordine del +650%. Una situazione sempre più senza via d’uscita: le conseguenze di questa ecatombe fiscale andranno a ripercuotersi ancora una volta sulle famiglie e sui consumi per i quali si prevede un’ulteriore contrazione in seguito all’aumento dei prezzi dei servizi erogati da queste attività costrette loro malgrado a rivedere il proprio listino.

I consumi continuano a calare

L’indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc)  registra, a settembre, una diminuzione dell’1,3% su base annua ed una flessione dello 0,5% rispetto ad agosto. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, corretto dai fattori stagionali, mostra, nonostante il peggioramento dell’ultimo mese, il permanere di una fase di stabilizzazione. I dati di settembre indicano, nel loro insieme, le difficoltà della domanda per consumi di invertire la tendenza negativa in atto dalla fine del 2011 e ritornare su quel sentiero di sviluppo necessario a sostenere il miglioramento dell’economia. La debolezza della domanda delle famiglie si inserisce in un contesto in cui, pur in presenza di elementi che inducono a ritenere possibile la fine della recessione nel quarto trimestre, sono molti gli elementi di incertezza sull’evoluzione dell’occupazione e del reddito disponibile. “Le preoccupazioni delle famiglie – sootlinea Confcommercio – legate anche all’assenza di interventi incisivi sul versante della riduzione del carico fiscale, sono evidenziate dal regresso rilevato ad ottobre dal clima di fiducia. L’incertezza sulle possibilità di ripresa della domanda per consumi si riflette anche sul sentiment delle imprese, caratterizzato dal dualismo tra le aziende che operano sul mercato estero ed interno. Le prime intravedono possibilità di recupero dell’export in conseguenza del modesto miglioramento del quadro economico europeo mentre le seconde, in presenza di una domanda per consumi che rimane ai minimi, guardano con preoccupazione al futuro”. Questa situazione è sintetizzata dal diverso andamento, ad ottobre, del clima di fiducia del manifatturiero rispetto a quello del commercio e dei servizi. Il recupero del sentiment delle imprese industriali trova riscontro nel miglioramento dell’attività produttiva. Stando alle stime preliminari di Confindustria la produzione industriale è aumentata sia a settembre (+0,6%) che ad ottobre (+0,4), così come gli ordini (+1,0%, +0,9%). La debolezza del quadro congiunturale non pone le condizioni per un miglioramento, a breve, del mercato del lavoro che continua a segnalare elementi di forte criticità. A settembre si è registrato un deciso ridimensionamento dei livelli occupazionali con una diminuzione delle persone impiegate nel processo produttivo di 80mila unità rispetto ad agosto e di 490mila su base annua. Il contemporaneo aumento delle persone in cerca di occupazione (+29mila rispetto ad agosto e +391mila su base annua) ha determinato un innalzamento del tasso di disoccupazione generale, salito a settembre al 12,5%, il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, e di quello relativo alla fascia 15-24 anni (40,4%). La perdurante crisi economica ha ormai portato i numero di disoccupati vicino alla soglia dei 3,2 milioni, cifra più che doppia rispetto ai livelli di fine 2007, persone che, a meno di una netta ripresa dell’attività economica, troveranno difficilmente una collocazione all’interno del sistema produttivo nei prossimi 2-3 anni, situazione che rischia di creare le premesse per una dinamica dei consumi ancora molto debole e per molto tempo. Le problematicità ancora presenti nel sistema economico e le difficoltà del mercato del lavoro si leggono anche nei dati relativi alla CIG di settembre. Rispetto all’analogo mese del 2012 le ore autorizzate sono diminuite dell’1,3%, con un sensibile incremento (+46,8%) della CIG straordinaria. La dinamica tendenziale dell’ICC di settembre riflette una diminuzione dell’1,1% della domanda relativa ai servizi e dell’1,4% della spesa per i beni.  A settembre 2013 valori positivi, rispetto all’analogo mese dello scorso anno, si rilevano solo per i beni e servizi ricreativi (+0,7%) e per i beni e servizi per le comunicazioni (+3,4%). A livello di singole macro-funzioni di spesa le riduzioni più significative si sono registrate per l’abbigliamento e le calzature (-3,1%) e gli alimentari le bevande ed i tabacchi (-2,4). Per i beni e servizi per la mobilità, voce che da quasi un biennio mostra un continuo ridimensionamento, il calo in termini tendenziali è stato dello 0,6%, il più contenuto da ottobre del 2011.