Niente “anticipi” di flessibilità europea nel Def che andrà oggi in consiglio dei ministri insieme al Programma nazionale di riforme (Pnr), e che a meno di sorprese dell’ultima ora confermerà per l’anno prossimo l’obiettivo di far scendere il deficit strutturale all’1,2% dal 2,2% in calendario quest’anno grazie alla manovrina correttiva. Manovrina che approderà anch’essa oggi sul tavolo del governo, sotto forma di un maxidecreto che includerà anche le misure su fisco, crescita, terremoto ed enti locali. A completare il ricco ordine del giorno della riunione di oggi c’è poi il via libera definitivo al decreto correttivo del Codice appalti, che rivede la riforma dell’anno scorso intervenendo su appalti integrati, progettazione, partenariato pubblico-privato e così via. Secondo quanto riferiscono più fonti confidenziali, però, ancora ieri sera fra Palazzo Chigi e Tesoro non c’era accordo su quale dovesse essere l’impegno di deficit da indicare all’Europa per l’anno prossimo. Da via XX settembre davano per scontata l’ipotesi di confermare l’1,2% finora promesso, altre fonti scommettevano su un indebitamento più alto di tre decimali. Il grosso delle nuove entrare deriverà dall’estensione dell’autofatturazione dell’Iva alle società partecipate. Il rafforzamento del cosiddetto “split payment” dovrebbe garantire oltre un miliardo di euro. I tagli alla spesa dei ministeri e delle amministrazioni centrali sarebbero pari a circa 600 milioni, mentre dal settore dei giochi è atteso un extra gettito di almeno 400 milioni. Circa 200 milioni deriverebbero dalla rimodulazione delle accise su tabacco e sigarette, altrettanti dalla rottamazione delle liti fiscali pendenti.