tony petrella

di LAURA BERCIOUX

Acerra è tra i luoghi più a rischio della Terra dei Fuochi e potrebbe essere di nuovo coinvolta nello sversamento delle ceneri dei rifiuti industriali definite“non tossiche” . La situazione relativa alla tossicità dei siti inquinati dagli affari illeciti della camorra che, 20 anni fa, ha deciso le sorti di questa terra, non è ancora chiara. Tardano le pubblicazioni delle analisi dei siti contaminati e tra bonifiche e messa in sicurezza, tutto è fermo.  Petrella, ingegnere, da sempre attivista sul fronte di Acerra e della Terra dei Fuochi, è convinto che questa storia delle “ceneri tossiche” apre una nuova brutta ferita.
“Le ceneri degli inceneritori sono tossiche e quindi potrebbero portare forti rischi per il territorio. Il progetto che avrebbero voluto approvare nella conferenza di servizio della società ATR prevedeva che fossero trattate ad Acerra anche le ceneri tossiche dei rifiuti speciali. Il progetto è stato ritirato e sarà sostituito con un altro progetto che non prevede il trattamento dei rifiuti pericolosi. Questo non ci tranquillizza perché nessuno ci può garantire che in quella fabbrica non ci saranno anche “rifiuti pericolosi”.  Acerra si trova in una condizione terribile: è uno dei paesi più rovinati della Terra dei Fuochi. Abbiamo avuto dieci anni di attività della Montefibre che ha inquinato falde acquifere, terreni e vaste aree del nostro territorio e dei paesi limitrofi. Acerra non è mai stata bonificata nonostante tanti protocolli e intese sottoscritte tra regione e comune”.

Eppure Acerra sarebbe un territorio a vocazione agricola. Si continua a produrre?

“La coltivazione ad Acerra non è stata bloccata perché da alcune analisi, promosse e prescritte da Comune Asl e Arpac, non sono emersi particolari segni di intossicazione relative alle colture”.

I cittadini sono dunque disinformati?

“Non c’è ancora un rapporto di trasparenza tra le istituzioni e i cittadini che si chiedono come stanno le cose. Tanto per fare qualche esempio, nei siti che appartengono all’allegato del decreto della terra dei fuochi con i vari livelli di rischio, si dice che i terreni sarebbero stati analizzati ma i risultati, gli esiti di queste analisi, non sono noti. E’ notorio, invece, il fatto che ad Acerra le falde acquifere siano molto inquinate. Sin dal 2002, quando venne effettuata una campagna ARPAC su una nostra area, si trovarono molti pozzi inquinati, soprattutto nell’area della Fiat ed ex Montefibre. Di recente sono state fatte analisi su altri posti, neanche queste conosciamo”.

Queste acque sono ancora utilizzate?

“Sono utilizzate in toto anche se nel 2005 fu emessa un’ordinanza dal Comune commissariato che vietava l’uso delle acque delle falde di Acerra. Eppure continuano ad essere usati. Non ci sono pozzi bloccati per le irrigazioni”.

Terra dei Fuochi: la bonifica è un’utopia?

“Innanzitutto, occorre modificare il decreto sulla Terra dei Fuochi perché non tocca tutti i fattori che possono garantire la salubrità dei territori e la salute dei cittadini. Non si può parlare di bonifiche se non ci sono programmi, priorità, non si conoscono se i siti sono o non sono tossici. Occorre partire da una maggiore trasparenza. Invece, si tiene tutto nascosto…”

Perché?

“I motivi si possono intuire, non capire. Probabilmente il primo può essere l’enorme somma necessaria per le bonifiche. Si parla anche di messa in sicurezza dei siti tossici o delle eventuali discariche che non sono a norma. Ma come si fa ad affrontare il problema della sicurezza delle discariche o dei siti tossici interrati? Nessuno ne sta parlando nei programmi e progetti. Non vengono dichiarati né illustrate le soluzioni tecniche neanche per la messa in sicurezza di queste aree”.

Prima le secretazioni sulle dichiarazioni rese dai camorristi, poi ancora segreti sui risultati?

“Purtroppo sì. Non solo non si provvede alla messa in sicurezza del territorio colpito dall’inquinamento ma non conosciamo i dati. Basti pensare ai rifiuti tossici che vengono fuori dalle attività illegali. Rifiuti speciali e tossici che non sapevamo come venissero smaltiti o trattati. Solo di recente, a Roma, Don Patriciello e il dott. Marfella hanno saputo in anticipo questi dati, risultati ottenuti parzialmente e solo dopo due anni di silenzio dell’ISPRA, non ancora ufficiali: per tirarli fuori hanno dovuto applicare delle stime poiché non hanno tutti gli elementi per poterli contabilizzare”.

Ad Acerra si continua a morire di cancro?

“Purtroppo sì. Guardando i manifesti vediamo che a morire sono soprattutto i più giovani, a noi basta questo per capire che qui si muore per l’inquinamento. Parliamo di tanti morti: giovani tra i 20 e i 40 anni, bambini tra 7 e 8 anni e si muore soprattutto per leucemie e cancro. Una bella iniziativa che si svolge ad Acerra da circa due mesi, è sostenuta da un gruppo di volontari, semplici cittadini che fanno monitoraggio sul territorio notte e giorno per contrastare i roghi tossici. I risultati grazie a questi cittadini ora è possibile respirare, fino a due mesi fa i roghi rendevano l’aria irrespirabile. I roghi oggi sono decisamente diminuiti”.