di Stefano Sofi
Arrestato e trattenuto senza alcuna prova per due mesi, interrogato e torturato per fargli confessare quel che non sapeva, infine volato in strada giù dal quattordicesimo piano, dagli uffici della polizia di New York. Cent’anni dopo, la morte di Andrea Salsedo, tipografo ed editore anarchico di Pantelleria, reclama ancora giustizia. Per quanto sia stata ampiamente accertata la sua innocenza, negli Usa nessuno lo ha mai ammesso formalmente che a “suicidarlo” era stato qualche agente del Department of Justice di Park Row. Del resto, poco dopo la tragedia che aveva coinvolto Salsedo, un altro processo-farsa avrebbe decretato l’esecuzione di altri due anarchici italiani, Sacco e Vanzetti, sulla sedia elettrica.
Una documentazione imponente
Una vicenda, umana e politica quella di Andrea Salsedo, ora minuziosamente ricostruita nell’ultimo lavoro di Giuseppe Galzerano, editore di Casalvelino Scalo, ormai da molti anni dedito anima e corpo a recuperare e tramandare la storia popolare del movimento libertario e dei suoi tanti protagonisti nella lotta alla repressione e allo sfruttamento. Una imponente e dettagliata documentazione, che Galzerano ha dato alle stampe nell’imminenza del centenario della morte di Salsedo e che ci riporta agli anni Venti del Diciannovesimo secolo, caratterizzati da un impressionante fenomeno migratorio verso gli Stati Uniti, dal nostro Sud in particolare.
Il capro espiatorio perfetto
Emigrato, povero, anarchico. Un capro espiatorio perfetto. Nei confronti di Salsedo, l’accusa formale fu di aver scritto e pubblicato alcuni volantini. Con lui era finito in manette anche un altro tipografo, il calabrese Roberto Elia. Anch’egli fu a lungo torturato. Entrambi si dichiararono colpevoli: ma solo ed esclusivamente di aver stampato i volantini. Nei due lunghi mesi di interrogatori e di feroci torture i suoi aguzzini miravano in realtà a fargli confessare quel che non sapevano: chi c’era dietro una serie di attentati che si erano verificati in città.
Senza alcun mandato giudiziario, quindi in modo del tutto arbitrario, la polizia li aveva trattenuti entrambi. Per giustificarsi dopo la tragedia davanti alla pressione della libera stampa americana la polizia sostenne addirittura che loro stessi, Salsedo ed Elia, avevano chiesto di essere rinchiusi. E loro li avevano accontentati.
Sacco e Vanzetti
Ma la mattina del 3 maggio del 1920 il corpo di Andrea Salsedo venne ritrovato sfracellato sul marciapiede davanti gli uffici di polizia. Volato giù dal quattordicesimo piano. Elia, invece, venne poco dopo rispedito in Italia. Tra i tanti anarchici che si mobilitarono da subito per avere verità e giustizia, anche Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti: anch’essi, dopo un processo farsa, destinati a finire sulla sedia elettrica. Da allora non tutti hanno dimenticato. Dario Fo, per sfuggire alla censura durante un suo lavoro teatrale sulla morte di Pinelli, sostituì il nome e il personaggio proprio con quello di Andrea Salsedo. In fondo le due storie, sebbene siano accadute a molti anni una dall’altra, sono pressochè uguali.
L’opera di Giuseppe Galzerano non solo ricostruisce le storie personali, il processo, l’ingiustizia subita da Salsedo ed Elia colpevoli di combattere per un futuro di giustizia ed equità; è anche uno straordinario affresco di quel periodo storico che fece registrare una imponente migrazione dal nostro Sud poverissimo, sfruttato e senza futuro, verso quell’America immaginata come nuova frontiera, la tanto sognata terra di riscatto umano e sociale. Storie che non possono essere dimenticate.
Galzerano editore/Atti e memorie del popolo pag.1.168 – 50 euro