Precari, la soluzione è ancora in alto mare. Paolo Amenta, sindaco del Comune di Canicattini e Vice Presidente di Anci Sicilia, affronta con il SudOnLine, il problema della loro stabilizzazione e dice la sua sullo scandalo delle Commissioni d’oro ad Agrigento.
Amenta, il governo ha risolto il problema dei precari?
“No, assolutamente no. Io credo che la legge omnibus doveva risolvere il problema nella sua complessità e non guardare solo alla semplice proroga annuale dei precari. Per me la soluzione sta in quello che abbiamo scritto nell’accordo con la Regione Siciliana. Cioè un Tavolo tecnico con la presenza di AnciSicilia, della Regione e dei sindacati, per dare vita ad un progetto di stabilizzazione dei precari. Un progetto che parli chiaro, perché dopo vent’anni non possiamo ancora discutere di come risolvere questa questione. Un progetto che faccia capire a Roma come questa sia l’unica strada per arrivare alla stabilizzazione. Lo Stato deve derogare il progetto siciliano a costo zero per le casse statali, mentre la Regione, da parte sua, deve pensare alla riduzione della propria spesa, e i Comuni utilizzare le economie dei turnover per dare corso alle stabilizzazioni, con l’avallo del sindacato. Quindi la omnibus a questo deve guardare, evitando la macelleria sociale, perché non si può mandare nessuno a casa, soprattutto, i precari delle ex Province, e rischiare di svuotare i servizi che sono gestiti dai precari. Uno per tutti, basti pensare che in Sicilia oltre il 60% dei servizi di Polizia Municipale sono gestiti da precari. Quindi necessità un Tavolo tecnico che lavori a questo progetto. Un Tavolo che lavori per risolvere una volta per tutte questo problema e non arrivare ogni volta alla fine dell’anno a discutere della proroga annuale dei contratti. Si eviterebbe, tra l’altro, di lasciare solo sui Comuni il peso anche economico di questo problema”.
A pagare infatti sono i Comuni. Ma se rischiano il dissesto come si fa?
“Ha detto bene. Consideri che negli ultimi quattro anni i trasferimenti correnti destinati ai Comuni sono passati da 900 milioni di euro a soli 200 milioni. Un taglio impressionante che ha prodotto una riduzione dei servizi e della qualità degli stessi nei Comuni, che sempre più devono fare ricorso ad anticipazioni di tesoreria, indebitandosi, per poterli comunque garantire e per continuare a pagare gli stipendi, non solo dei precari, ma anche degli altri dipendenti. Di fatto si sono trasformati i Comuni in una macchina produttrice di interessi passivi. Se si pensa ai dati incredibili che in questo momento sono sul tavolo, si capirà il dramma che stanno vivendo gli Enti Locali. Su 530 milioni relativi alle spese correnti e investimenti che si dovevano trasferire ai Comuni per il 2014, ad oggi ne sono arrivati solo 310, e il resto non si sa quando entrerà nelle casse comunali. Non solo, parliamo sempre del 2014, rispetto alla quota dei 270 milioni, che è il contributo annuale per i precari, i Comuni aspettano ancora dalla Regione Siciliana 180 milioni che, naturalmente, visto che gli stipendi li abbiamo pagati, hanno dovuto anticipare, appunto con le scoperture e pagando interessi”.
Perché il Governatore Crocetta non interviene?
“Penso che Crocetta non possa più intervenire per i Comuni, perché non ha la libertà economica e finanziaria per poterlo fare. Il buco di 3 miliardi e mezzo di cui tutti parlano, rischia veramente di mandare in default la Regione Sicilia, con ripercussioni drammatiche sui servizi di cittadinanzattiva, e di conseguenza su quello che rappresentano i Comuni nei territori, l’ultimo presidio di democrazia, e quindi nel rapporto democratico con i cittadini, nella lotta alla povertà, nella qualità della vita, nei controlli, nelle già problematiche questioni dei rifiuti e dell’acqua. Crocetta dovrebbe trovare soluzioni oggi sempre più difficili nei vari settori, penso alla formazione e a tutto quello che gira attorno alla macchina regionale. Credo che non si possa dare una risposta pensando di utilizzare le trattenute dei dipendi pubblici per un miliardo e 700 milioni e la riduzione dell’intervento regionale dal 49 al 42% sulla spesa sanitaria, per recuperare un miliardo e 100 milioni, senza aver fatto ancora un accordo con lo Stato. Ne è testimonianza il tavolo aperto a Roma da Delrio con Crocetta, Baccei e la delegazione regionale, proprio sulla disastrosa situazione finanziaria della Sicilia. In quel tavolo, purtroppo, ed è questo l’errore, non si parla di riforma del sistema idrico integrato, di riforma dei rifiuti, o delle partecipate, per cui si va a Roma solo per trovare le risorse per tappare buchi che non possono essere chiusi. Per cui la domanda che lei mi pone non ha una risposta, visto che Crocetta non ha più libertà economico – finanziaria per poter intervenire”.
Il sottosegretario Delrio dice che la Sicilia ha speso i fondi europei e poi c’è Baccei…
“Delrio dice che da quando è intervenuto si sono spesi dei fondi, purtroppo parla di quantità ma non della qualità della spesa. Una sottolineatura non di poco conto che come sempre evita di fare emergere chi gestisce queste somme, e che invece fa la differenza. D’altra parte, questo evidenzia come non ci sia una visione ed una prospettiva futura, per cui dico che bisogna cambiare passo e spendere per fare qualità, avendo la consapevolezza, ed una strategia più ampia, di dove si vuole portare questa terra. Più volte dal basso abbiamo detto di cambiare metodo, facendo emergere anche come la Regione Siciliana stia tradendo le direttive comunitarie che parlano di fare sviluppo e di dare fiducia a quei territori maturi che sono pronti a rilanciare, per fare alcuni esempi, gli interventi territoriali integrati e le politiche sociali. Quindi un percorso condiviso che parta dal basso e che vede insieme Comuni e Istituzioni. Per quanto riguarda Baccei gli consiglierei prima di tutto di conoscere la Sicilia e i siciliani, capire di cosa ha bisogno quest’Isola e di cosa hanno bisogno i siciliani. Non è facile, me ne rendo conto, ma solamente facendo ognuno un passo indietro possiamo trovare insieme un percorso condiviso. Credo, con grande amarezza, che l’assessore Baccei fallirà, non perché non sia all’altezza, ma perchè le condizioni per fare spesa produttiva sono altre”.
Le Commissioni d’oro ad Agrigento: la mala politica sembra non arrestarsi.
“Non ho visto le carte ma se è vero quello che dicono, il primo sentimento è quello di vergogna. Ancora una volta è la dimostrazione di come questa situazione stia costruendo, non solo in Sicilia ma in tutto il resto del Paese, uno sfascio dal punto di vista etico e morale, per tutte le componenti della pubblica amministrazione. Non solo la politica ma anche la burocrazia e tutti gli organi di controllo determinano quello che è accaduto ad Agrigento. Io spero, veramente, che tutto ciò sia la fine di un’epoca, e che vada rivisto tutto. Va rivista l’immagine di una politica con la P maiuscola, perché la politica deve essere servizio. Tenga conto che se si spezza il legame tra la politica e i cittadini, potremmo vivere delle stagioni veramente complicate”.