di LAURA BERCIOUX
L’emergenza rifiuti in Sicilia presenta il conto alla regione. Chilometri di immondizia in un territorio devastato dall’immondizia che presenta al mondo un’immagine veramente brutta. Un disastro ambientale che mette a rischio la salute dei cittadini. Una seconda “Terra dei Fuochi” al Sud? Paolo Amenta, Vice Presidente Anci Sicilia, nell’intervista a Il Sud On Line non nasconde le preoccupazioni.
La situazione rifiuti è al collasso, la regione fa proposte a Roma che lei considera ridicole. Perchè?
“Il problema è scoppiato, non è pensabile smaltire i rifiuti prodotti in Sicilia con il piano presentato dalla regione siciliana imperniato sulla realizzazione di impianti, uno per provincia, che si aspettano da anni, e sull’aumento delle compostiere domestiche. E’ impossibile superare l’emergenza con proposte di questo tipo. Anche perché il livello di differenziata in Sicilia anche per quanto riguarda il secco, è bassissimo. Si dovrebbe trovare una soluzione più rapida e veloce, organizzare l’alternativa alle discariche. Fra le proposte della Regione c’è anche quella di mettere i rifiuti sulle navi e portarli all’estero. Lo scenario è molto chiaro. La discarica di Lentini dove conferiscono 4 province sta per chiudere, perché non è autorizzata al pretrattamento: ha fatto una richiesta di 5mila tonnellate di rifiuti ma le direttive europee ormai impongono il pretrattamento. Appena chiuderà questa discarica, la situazione peggiorerà ancora”.
Cosa propone la Regione Sicilia?
“La Regione ha chiesto allo Stato la possibilità del Commissariamento dei rifiuti in Sicilia. Lo Stato ha ovviamente risposto che quel piano proposto non va bene per uscire dall’emergenza. La proposta politica, in Sicilia, è quella di riattivare i termovalorizzatori convertendo le tre centrali Enel siciliane. Comunque anche questa opzione ha bisogno di tempo per riconvertire le centrali”.
Qual è la vostra proposta?
“Come ANCI vorremo un governo regionale che faccia le cose per davvero. Gli impianti di compostaggio vanno realizzati urgentemente. L’umido deve essere conferito, può diventare materiale organico e anche energia. Bisogna capire perché le piattaforme del secco non funzionano in Sicilia nonostante i comuni lo raccolgano: molti enti non riescono né a conferire né ad ottenere un utile dalla differenziata. Inoltre, bisogna capire se sia possibile, nel rispetto dell’ambiente, di attivare le centrali. Nelle more, affrontare con forza il tema delle discariche. Non è possibile avere chilometri di immondizia. Il danno d’immagine nel mondo è enorme per il modello di sviluppo che ha la nostra terra”.
Intanto, i rifiuti bisogna smaltirli…
“Al momento ci sono situazioni paradossali: partono camion da Palermo, una Regione dove c’è il 60% di disoccupazione giovanile, e si spendono per il gasolio 500-600 euro giornalieri per portare i rifiuti a Catania: anche quella discarica presto chiuderà. I rifiuti cresceranno e rimarrà l’unica soluzione di portarli all’estero con le navi. A meno che tra 15/20 giorni non si trovi una soluzione per conferire i rifiuti”.
Fra le vostre proposte ci sono anche micro impianti per i rifiuti tossici?
“Sono previsti, ma spetta alla Regione inserirli nel piano che proporrà al Governo centrale per avere il Commissariamento”.
E le trivellazioni?
“Abbiamo partecipato al ricorso avverso il parere favorevole che la commissione dell’Ambiente ha dato per le trivellazioni nel Canale di Sicilia. Siamo in prima linea contro le trivellazioni: non portano vantaggio economico e finanziario alla Sicilia ma soprattutto, non si integrano con il modello di sviluppo su cui puntiamo: qualità della vita, piattaforma del benessere, salvaguardia del mediterraneo, economia della pesca”.
Il rischio cancerogeno è alto in Sicilia?
“C’è un altissimo rischio di tumori nel siracusano, nel comparto di Gela. E si continua ad insistere con le trivelle. Stiamo andando verso il baratro e con noi le future generazioni. Perché non pensare invece a un sistema virtuoso della gestione dei rifiuti? Manca in Sicilia e nel Meridione la capacità di fare le cose. Abbiamo il 60% di disoccupazione giovanile, siamo al 3% di differenziata, le discariche scoppiano e si pagano 140 euro a tonnellata, soldi dei cittadini che arricchiscono le solite famiglie”.