di Antonella Catrambone
“Punto Zero” è un importante progetto messo in atto da Piernicola Pedicini, portavoce del M5S al Parlamento Europeo e coordinatore nella Commissione Ambiente, Salute e Sicurezza alimentare in Europa. L’obiettivo è proteggere la salute dell’ambiente in cui viviamo e a dimostrare quali siano le cause dell’inquinamento di alcune zone a forte rischio di contaminazione. L’idea nasce dall’esigenza di tutelare il territorio da una politica sempre di più volta a allo sfruttamento del suolo.
“Un esempio, afferma Pedicini, è la modifica al Titolo V della Costituzione che permette un accentramento da parte dello Stato dei poteri decisionali nel settore energetico, la trasformazione dei cementifici in inceneritori, la facilitazione dei permessi per l’apertura di discariche, l’accelerazione delle valutazioni di impatto ambientale per le istanze di ricerca degli idrocarburi”. Tale programma, nato dall’idea di alcuni cittadini di controllare e monitorare il paesaggio italiano, si basa sulla acquisizione di parametri specifici di un territorio, specie dove sorgono o sorgeranno impianti critici per la sostenibilità ambientale, mediante l’effettuazione di prelievi delle risorse che compongono l’ecosistema e da cui scaturiscono dati scientifici sottoposti a valutazione e controllo.
Lo scopo è quello di individuare un eventuale deterioramento della qualità dell’ambiente a partire dai dati che verranno presi come punto di riferimento. Nel progetto sono state considerate quattro tipologie di indagine: inquinamento dell’aria, del suolo, dell’acqua ed altro tipo di inquinamento come nel caso di quello derivante da diossina che viene monitorato mediante le analisi del contenuto del latte materno delle mamme che vivono in zone vicine ad inceneritori oppure attraverso le valutazioni del contenuto di radioattività di alcuni rifiuti smaltiti illegalmente. “Per ciascuna di queste tipologie di indagine sono state previste delle misurazioni ad hoc da condurre direttamente sul territorio in esame”.
Questo esperimento è già partito in Basilicata, dove c’è il più grande giacimento petrolifero su terraferma di Europa. Sono stati effettuati prelievi nelle zone in cui sono stati concessi nuovi permessi di estrazione petrolifera ma dove ancora il petrolio non è stato estratto. “Questo ci permetterà di dimostrare come l’aumento di idrocarburi e di metalli pesanti come fosforo, nitrati, formaldeide, non erano già presenti nell’ambiente, nelle falde acquifere del territorio, così come vorrebbero sostenere le compagnie dell’industria estrattiva, ma sono dovute proprio alle attività estrattive”, eco quanto afferma Piernicola Pedicini che sottolinea l’importanza di questa iniziativa.
Questo stesso modello è stato attivato anche in Sicilia nelle località di Milazzo, Gela ed Augusta ed ultimamente anche in Molise, il Co.Re.A. (comitato di difesa della salute pubblica) ha aderito al progetto che partirà il 30 marzo e si spera venga esteso a tutte le regioni di Italia poiché costituisce un’azione di controllo diretta da parte dei cittadini verso la tutela ambientale e la salute pubblica, costituendo una forte pressione di controllo sugli organismi istituzionali in generale ed in particolare sulle ARPA regionali che, come sostiene Pedicini, “sono costrette a fare bene il loro lavoro e non possono più deviare l’attenzione dai problemi ambientali per accusare fantomatici stili di vita scorretti al fine di giustificare l’aumento generalizzato delle incidenze tumorali”. “Noi crediamo che sia questo il giusto modo di fare politica”.
qui maggiori info sul progetto #puntiZeroM5s: http://www.gg.gg/puntizerom5s