Almaviva deve essere affezionata al numero 1.600. Dopo aver licenziato questo numero di lavoratrici e lavoratori – per la precisione 1.666 – a Roma nel natale del 2016, ora minaccia di aprire un altra procedura di licenziamento collettivo per lo stesso numero di dipendenti a Palermo.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno: da tempo l azienda leader nei call center in Italia aveva paventato la misura per la sede del capoluogo siciliano. Solo che ne ha aumentato il numero di 300 unità in un batter d occhi. E chissà che la quota non aumenti nuovamente. Rispetto al totale di circa 2.600 dipendenti del sito, da anni alle prese con ammortizzatori sociali.
Ieri mattina lavoratrici e lavoratori palermitani erano in presidio sotto la prefettura sperando che dal tavolo sull intero settore dei call center e Tlc convocato al Mise a Roma arrivassero buone notizie.
SPERANZE SUBITO DELUSE: l assenza del governo – né Di Maio né alcun sottosegretario erano presenti alla riunione – ha reso inutile il tavolo.
«Si è trattato di un tavolo finto – attacca il segretario nazionale della Slc Cgil Riccardo Saccone – . Doveva esserci Di Maio, e Di Maio non c era. Si è trasformato in un convegno, uguale ad altri due incontri fatti nei mesi scorsi al Mise con il solo obiettivo di prendere altro tempo e non di discutere dei problemi concreti del settore e delle migliaia di licenziamenti nelle varie crisi aperte a partire da Almaviva Palermo».
IN UNO SCARNO E IMBARAZZATO comunicato il Mise ha fatto sapere che «il tavolo convocato con operatori e parti sociali, a cui hanno partecipato le agenzie governative Anpal e Inapp, è servito a mettere in piedi un percorso per risolvere quella che è una crisi strutturale del settore» mentre «il governo è impegnato quotidianamente sui tavoli di crisi che coinvolgono alcune aziende di settore, in primis il caso Almaviva Contact a Palermo, per il quale Mise e il ministero del Lavoro hanno già avviato delle interlocuzioni con i committenti». In realtà al ministero del lavoro la settimana scorsa si era discusso di nuovi ammortizzatori sociali per Palermo per impedire i licenziamenti con la notizia della convocazione del Mise per oggi: per questo i lavoratori palermitani avevano tante aspettative. E per questo le reazioni al flop romano sono state furiose. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl da Palermo hanno chiesto che «quest emergenza vada affrontata subito con un tavolo ministeriale dedicato al caso di Almaviva Palermo: non è possibile che due multinazionali come Tim e Wind 3 malgrado abbiano contratti in corso con Almaviva non li rispettino e dichiarino da un momento all altro di dover tagliare i volumi di traffico garantiti fino al 60 e al 70 per cento. Palermo non può permettersi questo dramma sociale».
I PROBLEMI DI PALERMO – come di altri call center in Italia – riguardano due aspetti. Il primo è la delocalizzazione: gli abbonati Tim e Wind 3 che chiamano il servizio clienti si sentono rispondere sì da Almaviva, ma dalla Romania. Il secondo è che serve un vero ricambio del concetto di call center, tramutandoli in assistenza clienti per servizi digitali.
In questo quadro il Mise può fare molto. È lui a dispensare licenze per tutti gli operatori: potrebbe almeno negarle a chi delocalizza e imporre un costo orario al minuto superiore all attuale – e quasi vergognoso – 0,43 euro con cui vengono fatte le gare di appalto nel settore.
Lavoratrici e lavoratori di Almaviva Palermo intanto continuano la loro battaglia. Annunciando una nuova manifestazione nei prossimi giorni: «un corteo che andrà a Palazzo d Orleans (sede della Regione, ndr) e non smetteremo la nostra mobilitazione fino a quando questo governo non avrà capito che la crisi va affrontata con un progetto che metta le premesse allo sviluppo e all occupazione del settore». Tim e Wind 3 hanno annunciato il taglio delle commesse ma ora si risponde dalla Romania La protesta dei lavoratori Almaviva Palermo contro i 1.600 licenziamenti