Di Antonella Catrambone
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE ha rivelato che il Mar Mediterraneo è sempre più inquinato dalla plastica. Affinché una bottiglia di vetro gettata in mare si dissolva nell’acqua occorrono più di un milione di anni, mentre per una di plastica ne necessitano 450. L’indagine rileva che tra le 1.000 e le 3.000 tonnellate di plastica – costituite per lo più da frammenti di bottiglie, sacchetti e involucri vari – galleggiano ormai sulla superficie di questo bacino.
L’impatto ambientale della plastica sul Mediterraneo è disastroso poiché, secondo lo studio pubblicato da PLoS ONE, la densità media di questi oggetti sulla superficie marina è di circa uno ogni quattro metri quadrati. Frammenti di plastica sono stati trovati nello stomaco di pesci, uccelli, tartarughe e balene. Considerata la grande biodiversità esistente nelle acque del mare Nostrum e la grande concentrazione di attività economiche che si svolgono al suo interno, gli autori della ricerca sostengono che c’è da aspettarsi che i dannosi effetti dell’inquinamento sia sulla vita delle specie marine sia di quella degli esseri umani continueranno ad aggravarsi.
Il problema non riguarda solo il Mediterraneo poichè pezzi molto piccoli di materiale plastico sono stati rinvenuti anche all’interno di ostriche e cozze coltivate sulle coste del Nord Europa. Tale dato è stato reso noto pochi anni fa dall’Unep-Map, il Piano di Azione Mediterranea del programma ambientale delle Nazioni Unite e non ha provocato alcuna modifica nei comportamenti dei Paesi che si affacciano su quest’area né di milioni di individui che ogni anno ne solcano le acque. La quantità di detriti di plastica galleggianti sulla superficie del Mare Nostrum, infatti, è in forte aumento ma non è tutto. Secondo dati dell’Unep-Map, ogni anno finiscono nelle acque del Mediterraneo circa 650 milioni di tonnellate di scarichi fognari, 129mila tonnellate di olii minerali, 60mila tonnellate di mercurio, 36mila tonnellate di fosfati e 3.800 tonnellate di piombo. Inoltre, solo circa il 60% delle città costiere con oltre 100mila abitanti dispone di un sistema di depurazione delle acque reflue. Questo è tutto ciò di cui si nutrono gli abitanti del mare e di conseguenza tutto ciò di cui ci nutriamo anche noi, degli scarti prodotti da noi stessi.