Dal primo gennaio circa 53mila persone non potranno più essere riavviate al lavoro attraverso le agenzie private perché raggiungeranno i 24 mesi, che rappresenta il nuovo limite massimo per un impiego a tempo determinato, introdotto, quest’estate, dal decreto dignità e interpretato “estensivamente” dal ministero del Lavoro, con una circolare di fine ottobre.
L’allarme è stato lanciato ieri da Assolavoro, l’Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro, che ha elaborato (in via prudenziale) i dati rilevati dagli operatori associati (un campione oltremodo significativo visto che “valgono” circa l’85% del mercato).
Il tema è delicato, e gli effetti rischiano di essere “dirompenti”. Finora, vigente il vecchio tetto temporale dei mesi, resi derogabili dal contratto collettivo, ora sceso a mesi, l’interpretazione del dicastero di Via Veneto è sempre stata più “soft”. Vale a dire raggiunto il limite dei mesi, l’impresa non poteva più assumere a termine il medesimo lavoratore, mentre era ancora legittima la somministrazione a tempo determinato. Ciò sul presupposto della diversità dei due istituti anche alla luce delle differenti discipline a livello comunitario. Non solo. Nel calcolare il tetto massimo di un contratto a termine con il datore la normativa in vigore, datata , fa riferimento a tutti i rapporti temporanei tra le stesse parti, compresi quelli “passati”. Ebbene, con il dl dignità si è sancita, nei fatti, l’equiparazione tra le discipline dei contratti a termine e della somministrazione (sempre a termine); e con la circolare di fine ottobre si sono addirittura “retrodatate” le modalità di computo del termine ( mesi) da calcolare anche con riferimento ai contratti a termine stipulati dalle agenzie prima dell’entrata in vigore del dl dignità (cioè quando la nuova norma non esisteva).
Di qui l’effetto domino sul settore: con circa mila interinali che, dal nuovo anno, perderanno il posto perché raggiungeranno i fatidici mesi. «Abbiamo a più riprese segnalato i rischi e offerto disponibilità a migliorare la normativa – evidenzia Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro -. Non è nelle nostre corde accendere conflittualità. Ma è necessario correggere il tiro a tutela dei lavoratori». Nel mirino ci sono anche le causali, obbligatorie dopo i primi mesi di rapporto liberi, così come in ogni caso di rinnovo, a prescindere dalla durata e nelle proroghe che determinino contratti superiori a mesi.