In Libia ci sono attualmente 600-800 mila stranieri una parte dei quali potrebbe partire alla volta dell’Europa e il sistema di accoglienza dell’Italia è già “al collasso”. In audizione alle commissioni Difesa ed Esteri riunite del Senato, il direttore centrale dell’immigrazione e della polizia di frontiera, Giovanni Pinto, mette in guardia dai rischi di una nuova ondata di profughi in arrivo sulle coste italiane. L’occasione per fare il punto è l’indagine conoscitiva sull’operazione Mare Nostrum e sui suoi risvolti internazionali che, sottolinea il dirigente del ministero dell’Interno, solo di pattugliamento “costa 9 milioni e mezzo di euro” al mese. “Il sistema di accoglienza per i migranti è al collasso, non abbiamo più luoghi dove portarli e le popolazioni locali sono indispettite dal continuo arrivo di stranieri”, ha affermato Pinto, pur sottolineando la messa a punto di “un piano per assicurare ulteriori 50 mila posti” in caso di emergenza.
Quanto ai numeri, è difficile fare previsioni, sottolinea il dirigente del Viminale. “Fonti di intelligence parlano di 600-800 mila lavoratori stagionali, non di persone necessariamente pronte a partire”, sottolinea Pinto a margine dell’audizione, quando le agenzie hanno iniziato a battere l’allarme lanciato dal ministero. Insomma “c’è preoccupazione ma non allarme e la situazione è assolutamente sotto controllo”. Difficile stabilire quante saranno le partenze effettive ma il confronto con gli anni scorsi è comunque significativo: dall’inizio dell’anno a oggi sono giunti sulle coste italiane 25 mila migranti, contro i 42 mila di tutto il 2013 e i 62 mila del 2011 (quando però, va detto, molti sbarchi furono effetto delle primavere arabe). Un problema al quale si aggiunge il fatto che “senza la collaborazione dei Paesi di origine o di ultima partenza, che riprendano in carico le imbarcazioni intercettate, non è possibile fare alcunché” e in Paesi come la Libia “mancano gli interlocutori” e sono preda del “caos istituzionale”.