Tutti contro uno. Le parole di Matteo Renzi, che ieri aveva dato per “finite le larghe intese” e intimato a Enrico Letta di “correre”, hanno provocato la reazione di stizzita dei membri del governo. Una reazione bipartisan. Il più duro è stato Angelino Alfano: “Se renzi, dopo essersi seduto sulla sedia di segretario del Pd, ha l’obiettivo di prendere la sedia di Renzi, sufficiente che lo dica con chiarezza senza girarci intorno come si faceva con la vecchia politica”. Si è fatto sentire anche un ministro Pd, Gianpiero D’Alia, secondo il quale “non servono ultimatum”. La situazione paradossale, nella quale il leader di un partito di centro-destra difende Letta dagli strali di un membro del Pd è arricchita anche dal fatto che, a dare ragione a Renzi, ci pensa Daniela Santanchè¨, deputato di Forza Italia e fino a ieri Pidiellina: “L’ultimatum che Renzi lancia oggi al governo e’la controprova di quanto il governo Letta-Alfano abbia lavorato poco e male alle questioni del Paese. Piu’tasse, piu’disoccupati, piu’spese: una ricetta economica fantasiosa e inefficace che non serve all’Italia ad intraprendere il cammino della ripresa. Non e’ pensabile prorogare di un anno questa agonia: senza riforme strutturali serie, una maggioranza di piccole intese incollata a piccole poltrone di futurone h auno solo: quello di andare a schiantarsi contro il muro della recessione”. renzi, dal canto suo, non si rimangia la parola. Ma smussa i termini: “Non stiamo dicendo al governo: ‘tutti a casa'”, ma “il Pd deve fare il Pd: basta ascoltare quello che dice Berlusconi, dobbiamo dire noi quello che c’e’ da fare”.