Di LAURA BERCIOUX
Dovremmo cominciare con il “classico figlio d’arte”. E, sicuramente, Alessandro è figlio del grande Enzo Cannavale. Ma, nell’intervista, veste soprattutto gli abiti del produttore cinematografico, coraggioso e sognatore. A 40 anni appena compiuti, insieme al fratello, ha creato una realtà cinematografica seria e creativa a Napoli e a Roma. Al Parco Margherita, in una ex palestra ha messo su, con altri colleghi, una vera fucina del cinema e del teatro: una “Factory” dove, oltre alla Run, società di produzione dei Cannavale, c’è “La Ribalta” diretta da Marianna Di Martino e “Comedy” dell’istrionico Mimmo Esposito. Napoli è una città molto creativa, piena di stimoli. E’ stato accolto con un buon successo di pubblico e di critica, il film “Notte tempo”, che Alessandro ha prodotto, interpretato da Giorgio Pasotti e Gianfelice Imparato. Tra i suoi spot molti conosceranno quello dedicato al lungomare di Napoli: una Napoli in tutta la sua bellezza dove gli attori partenopei più famosi, dal teatro al cinema, hanno preso parte.
Alessandro, due film in uscita nelle sale. Un vulcano…
“Forse perchè sono nato e vivo vicino al Vesuvio… Assorbiamo l’energia di questo amico che sta dormendo. “E’ permesso di soggiorno” (titolo provvisorio) è un’operazione più che un film, dove tre registi napoletani, Eduardo De Angelis, Francesco Prisco e Guido Lombardi, raccontano in un film a episodi, come quelli di una volta, un tema che è quello della Napoli multietnica. Ogni episodio racconta di come si è integrato uno straniero con i napoletani: cingalesi, ucraini e cinesi. Un film con i toni della commedia, che uscirà a marzo del prossimo anno. L’altro film, invece, è scritto da Francesco Albanese, socio storico di Alessandro Siani, con la direzione artistica di Mimmo Esposito, dal titolo “Ci devo pensare”: un film commedia, coprodotto da Rai Cinema, con la partecipazione di attori molto bravi. C’è una parte del cast di Made in Sud, poi Ciro Priello, uno dei protagonisti di “The Jackall”, la miniserie che spopola sul web con la parodia di Gomorra: uscirà in aprile del 2015 e poi una serie di progetti nuovi”.
Cosa significa fare cinema a Napoli?
“Il cinema deve diventare un industria culturale, non è solo un fatto culturale. Il cinema crea un sistema virtuoso ed economico. Invece, è sempre stato considerato come una cosa a parte. Si pensa che gli artisti non siano sinonimo di “business”: secondo me, invece, non è così. Noi oggi abbiamo una grande possibilità rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto: produrre film di qualità a basso costo grazie alle nuove tecnologie. Prima ci volevano grandi cifre, oggi riesci a fare cose piccole di qualità con un budget ridotto. Ed è un elemento importante per chi produce. Se poi aggiungiamo che Napoli è una città dal punto di vista artistico ricchissima, piena di stimoli, di spunti, siamo in presenza di un mix ideale. Quindi perché non sfruttarlo, perchè non mettere in rete tutta una serie di persone che lavorano in questo settore e creare delle cose belle? Da questo punto di vista erano più coraggiosi i produttori che ci hanno preceduto”.
Ha realizzato uno spot molto bello dedicato alla tua città. Una dichiarazione d’amore?
“Quando nascono le cose, non c’è sempre un motivo dietro. A volte si fanno di istinto. Una sera eravamo a cena con il mio amico Sergio Assisi e il cugino Italo, era il periodo del “lungomare liberato” che il Sindaco De Magistris aveva appena chiuso al traffico. Ci era sembrato di vivere in un Paradiso, l’atmosfera era meravigliosa. Ci siamo detti: perché non valorizziamo la città e facciamo qualcosa di bello che possa servire al rilancio di questa zona? Così è nato il progetto: per amore, per passione”.
La tua “Napoli” raccontata attraverso “ i cinque sensi. Ecco il primo: I suoni di Napoli?
“Il rumore del mare.”
La vista?
“Il colore giallo, giallo come il riflesso che vedi guardando la città dal mare quando il sole sprigiona la sua luce: quella luce si riflette sul tufo perché Napoli è costruita sul tufo”.
L’odore?
“Mi viene in mente sempre il mare”
Il tatto?
“E’ il piperno, è una pietra vulcanica, molto dura che incornicia i palazzi, che sta nei vicoli. Mi viene in mente il piperno che risente dell’influsso del vulcano”.
Il gusto?
“A pizza!”
Alessandro Cannavale e “Nuovo Cinema Paradiso”. Cosa è cambiato dopo quel film?
“Quel film mi ha condizionato tantissimo, per due motivi: primo perché in assoluto è il più bel film della storia del cinema italiano, e racconta proprio l’amore di un ragazzino verso il cinema, quell’amore che secondo me, tutti noi operatori che abbiamo deciso di fare questo mestiere, ci portiamo dentro. Nuovo Cinema Paradiso è anche l’amore di un bambino innamorato del suo sogno. Il lavoro dovrebbe essere il seguito delle passioni e dei sogni che abbiamo da bambini: quando un uomo riesce a raggiungere questo, si avvia verso uno stato di felicità e di serenità perché continua a fare le cose con cui ha sempre giocato. Nuovo Cinema Paradiso rappresenta proprio questa idea: il bimbo che da piccolo ama il cinema e da grande diventa un grande produttore. Il secondo motivo è perché c’è mio padre nel film che interpreta una delle parti più belle che abbia mai fatto”.
Napoli ama Enzo Cannavale: tu ne hai ereditato la sua verve e il talento artistico. Cosa è stato per te?
“Come artista, un grande caratterista del cinema italiano. Sto finendo un libro sulla sua vita quindi ho avuto modo di approfondire. Sono tre anni e mezzo che papà non c’è più. Il primo è stato un anno di lutto assoluto e non riuscivo ad avvicinarmi a lui nel ricordo. Dopo, ho iniziato a scrivere questo libro ripercorrendo tutta la sua carriera artistica in maniera abbastanza analitica, dimenticando un po’ che sono suo figlio. Rivedendo tutto il suo percorso sicuramente è un grande caratterista, in tutto quel che faceva nei film di serie A, nei film di serie B o nei film di serie C, comunque la sua presenza si avvertiva. Era molto bravo. Un bravo attore può mantenere la sua dignità solo facendo bene le cose”.
Enzo Cannavale e Eduardo?
“Quando si parla di Eduardo, papà mi diceva sempre questo: si giudicava molto l’uomo e, invece, andava giudicato l’artista. E lui diceva che era uno dei più grandi artisti che avesse mai incontrato. Del resto, la scuola di Eduardo si è vista tutta nei risultati e in quel che ha fatto: papà ha avuto la fortuna di incontrarlo per caso e poi di lavorarci per 15 anni. E’ stato uno dei momenti più belli della sua carriera. Eduardo, poi, aveva grande simpatia per papà”.
E la Fondazione Enzo Cannavale?
“Non è ancora partita. L’idea è che aldilà del fatto affettivo nasce per un motivo ben preciso: l’Italia è piena di attori caratteristi, detti volgarmente secondari o spalla, che non vengono spesso valorizzate o messe in evidenza, e papà era uno di questi. Noi pensiamo a una fondazione che tuteli e valorizzi queste figure professionali che hanno un grosso peso specifico all’interno dei filma vengono messi da parte perché secondari. Basta pensare a Peppino De Filippo, Anna Mazzamauro e tanti altri: insomma la spalla è una figura importante”.
Qual è il film che vorresti produrre?
“Bella domanda, perchè me lo sto chiedendo anche io in questi giorni. Vorrei produrre un film semplice con una bella storia d’amore, con dei grandi sentimenti di base e che metta in evidenza tutte le positività di Napoli e la bellezza della nostra città. E’ difficile trovare autori che raccontano questo tipo di storie: l’autore spesso ricerca per forza l’originalità, nelle storie. Il cinema è una cosa semplice secondo me e che deve arrivare a tutti”.