«Mi sono resa conto che quando mi capita (spesso) di trovarmi la faccia di Berlusconi in tv, non solo non cambio canale, ma lo sto ad ascoltare. E mi sono accorta che quasi mi ipnotizza. Saranno quei fogli ondeggianti, quel sorriso ammiccante, quei toni moderati, ma mi sento quasi rapita e mi sembra quasi di ascoltare un vecchio amico, un parente, insomma una persona di riguardo.
«Pensare che l’ho detestato. Per anni. Ora, non so perché, mi sembra diventato un male necessario. Sono rassegnata? No, forse ho capito. Il mio partito, diciamo, di riferimento, mi ha così profondamente deluso che mi pare buono tutto. Persino il cerone di Berlusconi, persino i capelli dipinti, il doppiopetto, la postura rigida, quel pacco di fogli sempre in mano. Tutto mi appare meglio del Pd e di Renzi.
«O non sarà che in questi anni lui è cambiato? Non se la prende più coi comunisti e questo è già un fatto. Ce l’ha coi grillini e proprio tutti i torti non li ha. Un po’ di paura Grillo la fa. Soprattutto quando fa la faccia da pazzo. Di Maio no, anzi. Bravo ragazzo, ottimo portamento. Ha venti punti di programma, me li studierò per benino ma so già che sono tutte cose buone, studiate con cura e fattibili. Ma… Non lo so, sono diventata capricciosa.
Ma, Berlusconi. Mi guarda, mi ammicca, mi dice che mi abbassa le tasse, mi fa: “Vuoi mettere tu l’aliquota?” Oppure: “Vuoi che ti tolga l’Iva dai cosmetici, che ti regali un barboncino?”. Sembra conoscermi di persona, i miei gusti, le creme e i profumi che uso, persino la marca. E poi se metto lui e Salvini a confronto, non c’è partita. Tutta un’altra storia. La classe non è felpa.
«Sono combattuta. Non mi riconosco più. Di “innamorarmi” di Berlusconi, sono sicura, non se ne parla. So già per chi voterò e non mi dovrò troppo spremere le meningi. Però, però, quasi, quasi, non dico il cuore, ma, una tentazione, una trasgressione fugace, di qualche intenso istante, devo dire, a guardarlo… Mah, sarà tutta un’illusione ottica, un’infatuazione momentanea, non mi devo preoccupare. Non devo consultare il mio medico di base.
Meno male che Grasso c’è»
Una lettera all’Espresso.