di SIMONA D’ALBORA
Dopo Pino Daniele Napoli deve salutare un altro figlio. È morto stamane, infatti, a 82 anni, Francesco Rosi, il grande regista napoletano che più di tutti con il suo cinema ha raccontato nei suoi film inchiesta la città. Quella Napoli che descrisse magistralmente nel 1963 ne Le mani sulla città. Nel film, denunciava con coraggio le collusioni esistenti tra diversi organi dello Stato e lo sfruttamento edilizio a Napoli.
A ricordarlo oggi, è il nipote, Riccardo, figlio del fratello Massimo al quale il regista era molto legato: “ Ero orgoglioso del fatto che lui spesso ripeteva più volte che in me vedeva qualcosa di sé. Mi diceva sempre che ci somigliavamo e questo mi faceva piacere. Mio zio era un uomo molto rigoroso, ma anche molto generoso e affettuoso, nonostante la distanza ha sempre mantenuto un contatto giornaliero con noi. Quando poteva ancora muoversi, veniva a Napoli, ci riempiva di regali, rimaneva da noi per qualche giorno.”
È mai stato sul set di un suo film?
“Sì, ne ebbi l’occasione quando girò un documentario per Rai 3, si chiamava Diario Napoletano, nelle scene girate alla Facoltà di Architettura, non solo feci la comparsa, ma fui diretto proprio da lui.”
Suo padre progettò e realizzò la scena del crollo del palazzo ne Le mani sulla città, che rapporto avevano i due fratelli?
“Hanno sempre avuto un rapporto molto stretto, a partire proprio da quell’episodio di collaborazione professionale, si consultava spesso con mio padre che raccontava sempre un episodio: negli ultimi anni, papà lo accompagnava spesso in giro all’estero e una volta, in Svezia credo, raccontò come aveva progettato la scena del crollo del palazzo.”
Parliamo degli anni ’60, non c’erano gli effetti speciali
“Infatti, credo sia stata una delle prime scene in cui veniva organizzato un crollo non in studio e non con un plastico. Quella scena fu in parte una sorpresa per la folla che assisteva a una certa distanza, tanto che l’operatore riprese, con una telecamera a spalla la reazione delle persone.”
Che rapporto aveva suo zio con Napoli?
“Sempre molto stretto, anche se per necessità si era trasferito da giovane a Roma, ha sempre avuto Napoli e il Mezzogiorno nel cuore, prova ne è che nella sua attività cinematografica il sud e la città sono sempre presenti. Quando poteva veniva di frequente a trovarci e un giorno di qualche anno fa ci ha confessato che qualche volta prendeva il treno da solo, si faceva una passeggiata a via Posillipo e poi ritornava a Roma”